La sede centrale della Banca d'Italia
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CATANZARO – Una ripresa difficile, lenta e graduale, su cui potranno incidere negativamente i fattori strutturali che condizionano la produttività e i livelli di investimento. È la previsione fornita dalla Banca d’Italia con il rapporto “L’economia della Calabria” (giugno 2020) presentato stamattina presso la filiale catanzarese della banca centrale nazionale (CLICCA PER CONSULTARE IL DOCUMENTO INTEGRALE).
Lo studio parte, ovviamente, dall’analisi delle conseguenze generate dalla pandemia di Covid-19 sul sistema economico regionale, che già viveva una fase di sostanziale stagnazione. Sulla base dei dati Istat e Prometeia, «lo scorso anno il PIL calabrese in termini reali risultava ancora inferiore di 14 punti percentuali rispetto ai livelli del 2007; gli indicatori disponibili ne indicano per il 2020 un’ulteriore caduta. La velocità di ripartenza dipenderà in parte dalla durata dell’epidemia e dall’efficacia delle misure di contrasto della crisi».
L’emergenza sanitaria ha determinato un sensibile calo del grado di fiducia dei consumatori, causato dai vincoli alla mobilità e dalla «difficoltà di rispettare gli standard di sicurezza sul lavoro, solo in parte attenuate dal ricorso allo smart working». Secondo le stime di Banca d’Italia «il blocco obbligatorio delle attività in Calabria ha riguardato l’equivalente del 18 per cento del valore aggiunto regionale, contro il 28 per cento in Italia (rispettivamente, il 24 e il 33 per cento in termini di occupazione). Mentre, in linea con i dati nazionali, secondo le informazioni tratte dal Covid-19 Google Community Mobility Report, «il calo della mobilità verso i luoghi di lavoro ha raggiunto in regione circa il 70 per cento a fine marzo».
LE IMPRESE
Il rapporto sottolinea come «le misure di contenimento della pandemia hanno avuto rilevanti ripercussioni sull’attività delle imprese. Le nostre indagini prevedono una diminuzione del fatturato molto significativa nel primo semestre per le aziende operanti in regione, riflettendo essenzialmente il forte calo della domanda interna. Il settore più colpito nella fase attuale è quello dei servizi privati, in particolare i trasporti, il commercio al dettaglio non alimentare ed il comparto alberghiero e della ristorazione, che negli ultimi anni aveva sostenuto in misura significativa le dinamiche occupazionali, anche attraverso la creazione di nuove imprese».
«La ripartenza del settore sarà molto graduale», avverte l’istituto, ma «il sistema produttivo regionale si trova comunque ad affrontare la crisi attuale in condizioni finanziarie migliori rispetto al passato. Nell’ultimo decennio è aumentata la redditività, è calato l’indebitamento e si sono accresciute le disponibilità liquide delle imprese. Il miglioramento delle condizioni finanziarie delle aziende è però avvenuto in parte a scapito dell’attività di investimento, che in questa fase potrebbe ulteriormente risentire del forte rallentamento congiunturale e dell’elevata incertezza che circonda ancora l’evoluzione della pandemia».
MERCATO DEL LAVORO E FAMIGLIE
Il mercato del lavoro calabrese, in un quadro già caratterizzato nel 2019 da una stagnazione dei livelli occupazionali, avrebbe già registrato ricadute considerevoli, con una «significativa riduzione del numero di posizioni lavorative dipendenti tra marzo e maggio, che è per gran parte imputabile al terziario». Il blocco dei licenziamenti e la cassa integrazione hanno fatto sì che il calo si concentrasse essenzialmente sulla forza lavoro con contratti a tempo determinato «che, in Calabria, ha un’incidenza maggiore rispetto al resto del Paese ed è cresciuta nell’ultimo decennio. Per tale motivo, la crisi pandemica ha interessato particolarmente chi è entrato da poco nel mercato del lavoro, come le generazioni più giovani. Il deterioramento delle prospettive occupazionali ha colpito un contesto fragile, contraddistinto da tassi di occupazione molto bassi nel confronto nazionale. Anche per la mancanza di occasioni lavorative i livelli di diseguaglianza e povertà sono superiori al resto del Paese».
Come nel caso delle imprese, «anche le famiglie calabresi affrontano comunque questa difficile fase congiunturale con livelli di indebitamento, in rapporto al reddito disponibile, inferiori rispetto a quelli osservati alla vigilia della crisi del debito sovrano, seppur particolarmente concentrati nel segmento del credito al consumo. Inoltre, anche la ricchezza finanziaria si è moderatamente rafforzata rispetto al 2011».
IL CREDITO
Nel primo trimestre del 2020 i prestiti al settore privato non finanziario hanno leggermente rallentato, riflettendo l’andamento del credito alle famiglie, che aveva trainato la dinamica dei finanziamenti negli anni precedenti. Alle famiglie è anche ascrivibile l’accelerazione nella crescita dei depositi bancari, avvenuta in particolare a marzo, quando si è intensificato il clima di incertezza in merito all’evoluzione della pandemia.
SOS ENTI LOCALI
In un contesto già caratterizzato da diffuse fragilità delle condizioni di bilancio, gli effetti dell’emergenza potrebbero riflettersi sensibilmente sulla situazione finanziaria degli enti territoriali, «che dovranno fronteggiare i vincoli di liquidità connessi con lo slittamento degli incassi e con le perdite di gettito, a fronte di spese in gran parte incomprimibili. Tale fenomeno potrebbe drenare ulteriormente risorse dagli investimenti in opere pubbliche, che erano ancora in calo prima dello scoppio della pandemia».
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