Giuseppe Governale
1 minuto per la lettura«La ndrangheta ha replicato le strutture di base calabrese e impiantato strutture di coordinamento in Lombardia e in Liguria collegate alle case madri d’origine, un radicamento che continua, trapiantando nel cuore dell’opulento nord le succursali delle sue organizzazioni criminali. A gennaio l’operazione Geenna ha investito anche la Valle d’Aosta. Un radicamento, quello delle mafie al nord, che non ha risparmiato la Pubblica amministrazione».
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Lo ha detto in audizione davanti all’Antimafia il direttore della Direzione investigativa antimafia, Giuseppe Governale. «La costante è che i professionisti cooperano in una area grigia operando, anche con funzionari infedeli della Pubblica amministrazione: la corruzione è l’anello di congiunzione».
«Siamo di fronte a modelli imprenditoriali variabili che adottano forme avanzate di strategie di infiltrazione: bisogna tenere alta l’attenzione». Per Governale, il profilo dei soggetti che cadono nelle maglie della criminalità è spesso quello di imprenditori in difficoltà che si mettono a servizio della criminalità mafiosa. «Al nord e al centro le mafie nazionali stanno cambiando pelle, insinuandosi nel mondo della finanza». Nel 2018 la Lombardia è al primo posto in questo senso, al terzo il Lazio, poi l’Emilia Romagna.
«Serve una presa di posizione contro una micro cultura mafiosa: la mancanza di allarme sociale al nord ha portato ad anestetizzare la coscienza collettiva nei confronti delle mafie. Il caso dell’Emilia è emblematico di questa sottovalutazione. Una serie di connotazioni non possono essere banalizzate o edulcorate». «Dai primi anni ’90 gli scioglimenti degli enti locali hanno passato i 500 comuni con 60 sciolti più volte, la gran parte in Calabria (170), poi Campania e Sicilia (120); 3 in Piemonte, uno in Liguria, uno in Lombardia, uno in Emilia Romagna.
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