Arresti della polizia
5 minuti per la letturaUna vasta operazione antidroga è stata portata a termine dalla polizia di Palermo per disarticolare un gruppo criminale che riforniva tutta la Sicilia con notevoli quantità di droga proveniente dalla Calabria e dalla Campania.
Decine le misure cautelari disposte dal gip del tribunale di Palermo, su richiesta della Direzione distrettuale antimafia ed eseguite dagli agenti della squadra mobile di Palermo. Le attività investigative hanno consentito di ricostruire nel dettaglio i ruoli dei membri dell’organizzazione, che aveva istituito al suo interno precise figure di riferimento per le spedizioni, lo stoccaggio e il pagamento della droga.
E’ stata svelata anche una fitta rete di attività a supporto logistico dell’organizzazione da parte di alcuni membri del gruppo che si occupavano di dare assistenza ai promotori dell’associazione e di provvedere anche alle esigenze di alloggio di corrieri e fornitori di droga.
L’operazione, denominata “Blacksmith”, nasce da una precedente indagine della Squadra mobile, condotta nel 2016, che aveva portato alla luce una vasta attività di importazione di cocaina dal Sud America e dalla Calabria, destinata a rifornire le piazze di spaccio palermitane. Con il medesimo provvedimento con cui sono state applicate le odierne misure cautelari a carico degli indagati è stato disposto anche il sequestro di alcune attività commerciali riconducibli a componenti dell’organizzazione.
I nomi delle persone coinvolte
Nello specifico, sono state notificate dodici misure di custodia cautelare in carcere e tre arresti domiciliari. Le misure cautelari sono state disposte dal gip di Palermo su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia ed eseguite dagli agenti della Squadra Mobile di Palermo. Gli arrestati sono Paolo Dragotto, 58 anni; Paolo Di Maggio, 35 anni; Fabio Bongiorno, 42 anni; Pietro Morvillo, 49 anni; Tommaso Marchese, 45 anni; Michele Spartico, 26 anni; Giuseppe Flandina, 45 anni; Vincenzo Paolo Flandina, 25 anni; Anthonj Basile, 28 anni; Salvatore Basile, 32 anni; Salvatore Paolo Cintura, 29 anni; Daniele Spataro, 30 anni. Ai domiciliari Giampiero Badagliacca, 39 anni; Silvana Greco, 35 anni e Giorgio Cortona, 73 anni.
Droga trasportata sui camion
La droga, è stato scoperto nell’operazione, denominata in codice «Blacksmith», che ha portato a 19 arresti, proveniva dalla Campania e dalla Calabria su grossi camion e veniva scaricata a Carini (Pa) in un capannone dei fratelli Anthonj e Salvatore Basile, nella zona di Villagrazia di Carini in via Dominici nella zona industriale. Da qui partiva per le varie destinazioni: da Siracusa a Trapani.
A Palermo arrivava nascosta tra la frutta dei Piaggio Porter effettuando diversi viaggi per evitare di dare troppo nell’occhio. Gli agenti della squadra mobile hanno smantellato un’organizzazione che riforniva diverse basi di spaccio. L’attività di indagine, era nata nel 2016 che aveva portato all’operazione Cinisaro con l’arresto di Alessandro Bono che si occupa dell’importazione di cocaina dal Sud America e di Francesco Tarantino che portava a Palermo la cocaina dalla Calabria. Seguendo le attività di Tarantino gli agenti dell’antidroga sono arrivati a Paolo Dragotto e Paolo Di Maggio, arrestati oggi e considerati i capi dell’organizzazione.
La droga era fornita da Giovanni Visiello e Savino Intagliatore entrambi di Torre Annunziata (Na). Il corriere dell’organizzazione era, secondo l’accusa, Pietro Morvillo, mentre Tommaso Marchese era il cassiere che utilizzava l’impianto di carburante in viale Michelangelo a Palermo e la casa dei suoceri Vito Lo Grasso e Angela Caruso come base logistica. Nel corso dell’operazione sono stati sequestrati 4 chili di cocaina l’11 novembre del 2016 arrivata dalla Calabria. Il 21 marzo a Trapani è stato arrestato un corriere a cui sono stati sequestrati 50 chili di hashish e 2 chili di cocaina.
Lo stupefacente era stato trasportato in un camper da Morvillo con l’aiuto del partinicese Bongiorno. Il 23 maggio del 2017 sono stati arrestati Giuseppe Flandina e il figlio Vincenzo Paolo a cui sono stati sequestrati 300 chili di hashish nascosti nell’autorimessa alla Zisa. La droga era stata trasportata tra la frutta su due piaggio Porter. Il 18 gennaio dello scorso anno sono stati sequestrati i 10 chili di cocaina nello stabilimento di Carini. In casa di Basile erano stati trovati 1470 chili di hashish. Altri mille chili di hashish sono stati consegnati il 6 giugno del 2018 e altri 300 chili sempre a Carini il 13 novembre.
Ruperti: ingenti quantitativi di stupefacenti
«Dalle intercettazioni è emerso – dice il capo della squadra mobile Rodolfo Ruperti – che Di Maggio e Dragotto i capi dell’organizzazione disponevano di una grossa disponibilità economica che gli consentiva di acquistare ingenti quantitativi di hashish. Con questa operazione è stato dato un colpo a diverse basi di spaccio in Sicilia che venivano rifornite dall’organizzazione che poteva contare su solidi contatti con Cosa Nostra. Nel corso dell’operazione sono stati sequestrati diversi esercizi commerciali e abitazioni utilizzati dalla banda come basi dell’attività di smistamento degli stupefacenti».
Una seconda operazione antidroga è stata portata a termine, sempre oggi, tra Lazio e Calabria (LEGGI).
Per l’operazione che collega Sicilia, Campania e Calabria, il capo della Squadra Mobile di Palermo Rodolfo Ruperti ha evidenziato: «E’ un’indagine che avrà una ricaduta importante perché sono stati arrestati i principali trafficanti di droga palermitani e recisi i contatti che questi trafficanti avevano avviato da tempo».
Un lavoro «certosino – ha detto Ruperti – quello avviato da tempo dalla Sezione narcotici sulle organizzazioni criminali che si occupano prevalentemente del trasporto su gomma della droga. La ricaduta si vedrà nelle piazze di spaccio palermitane ma anche delle province vicine».
A gestire l’organizzazione erano i “due Paoli”, Paolo Dragotto e Paolo Di Maggio, che, spiega Ruperti, «avevano avviato fiorenti contatti sia con soggetti del napoletano molto vicini a clan della Camorra sia con soggetti vicini a cosche calabresi». Il meccanismo era abbastanza semplice. «I trafficanti raccoglievano i soldi, acquistavano lo stupefacente, prevalentemente in Campania, dopo di che la droga veniva stoccata da persone tra virgolette insospettabili, titolari di impianti, di parcheggi, imprese di trasporto, e da li veniva distribuita ad altri soggetti che poi rifornivano le piazze di spaccio di Palermo, ma anche della provincia di Trapani e Siracusa».
COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA