L'arresto di un esponente della 'ndrangheta
4 minuti per la letturaCATANZARO – La supremazia nel traffico degli stupefacenti, gli investimenti imprenditoriali sempre più “raffinati”, una pervasività capillare a livello mondiale, con intrecci politici ma anche in ambito imprenditoriale, bancario e sanitario. Nonostante le operazioni e, probabilmente, anche una maggiore consapevolezza del fenomeno, la ‘ndrangheta non soffre alcuna debolezza e continua a governare i propri affari determinandosi come principale organizzazione criminale nel mondo. Cambia “pelle”, spesso anche gli uomini al comando, ma non modifica il vorticoso giro di affari.
La Direzione investigativa antimafia ha pubblicato oggi la relazione sulla propria attività nel primo semestre del 2018, affrontando l’analisi sui fenomeni mafiosi in Italia e nelle sue ramificazioni all’estero, partendo dalle realtà locali e fino ai tentacoli diffusi in ogni Continente.
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L’allarme sulla ‘ndrangheta era e resta immutato. Figlia di riti e tradizioni che non sono stati superati con il tempo, diventando invece sempre più significativi. Persino i riti di affiliazione, «non costituiscono mai né un retaggio del passato né una nota di colore», ma sono «necessari per definire appartenenza e gerarchie interne, per rafforzare il senso di identità e per dare ‘riconoscibilità’ all’esterno, anche in contesti extraregionali e persino internazionali».
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Anche l’immagine dello ‘ndranghetista si è adeguata ai tempi. Le donne hanno assunto un «ruolo nella gestione delle attività criminali di talune ‘ndrine», mentre crescono i ‘rampolli’, dal momento che «si abbassa sensibilmente l’età di iniziazione mafiosa». Un fenomeno che accade per tutte le criminalità organizzate, ma che in Calabria pone sia la questione della successione alla guida delle cosche (anche per le diverse operazioni delle forze dell’ordine), sia come normale sviluppo dei ruoli familiari, essendo più marcata per le ‘ndrine il fenomeno di “tramandare” i ruoli di potere e di vertice.
Dalla droga all’imprenditoria
Secondo la relazione della Dia, la ‘ndrangheta «mantiene intatta la propria supremazia nel traffico degli stupefacenti, non solo a livello nazionale, interloquendo direttamente con i più agguerriti ‘cartelli’ della droga del mondo». Ma è sul fronte imprenditoriale che la ‘ndrangheta appare maggiormente proiettata, con «ambiti delinquenziali sempre più raffinati», che contaminano l’economia legale con il monopolio di interi settori, da quello edilizio, a quello immobiliare o delle concessioni dei giochi.
Un filo sottile, non sempre visibile, lega molti imprenditori alla ‘ndrangheta, come dimostra il fatto che sono elevatissime le interdittive antimafia emesse nei confronti di imprese che sono state così escluse dalla contrattazione pubblica. Il numero più alto di provvedimenti firmati dai prefetti si registra proprio in Calabria con 87 interdittive; seguita da Sicilia (34), Campania (28), Lombardia (22), Puglia (21) ed Emilia Romagna (11).
Il condizionamento degli appalti
Immutata l’opera di condizionamento degli appalti, coltivata attraverso quelle che vengono definite dalla Dia come «pericolose relazioni politico-mafiose», producendo «inevitabilmente riflessi anche sul buon andamento degli enti locali, come confermato dallo scioglimento, nel semestre, di ben sette Consigli comunali calabresi (Cirò Marina, Scilla, Strongoli, Limbadi, Plati’, San Gregorio d’Ippona e Briatico)». Comuni a cui si sono aggiunti diversi altri scioglimenti nei mesi successivi all’analisi affrontata dalla Dia.
I “rampolli” delle famiglie mafiose
Uno dei dati più inquietanti che emergono dalla relazione della Dia, è riferito al fatto che si abbassa “sensibilmente” l’età di iniziazione mafiosa. La mafia, in generale, continua ad attrarre le giovani generazioni, che diventano autentica «linfa delle mafie, sia come espressione diretta delle famiglie o semplice bacino di reclutamento da cui attingere manovalanza criminale». L’età dei nuovi mafiosi, dunque, è sempre più bassa, con casi che hanno riguardato persino giovanissimi di età compresa tra i 14 e i 18 anni.
I numeri parlano chiaro: le nuove leve criminali appartengono innanzitutto alla Campania, alla Calabria, alla Sicilia e alla Puglia. E secondo l'”Eurostat Regional Yearbook 2018″, in Campania, Calabria, Sicilia e Puglia ci sono anche 4 degli 11 distretti europei con il maggior numero di under24 non occupati né in istruzione o formazione (i cosiddetti “neet”).
Così, tanti giovani crescono sotto le direttive dettate dai padri o dai congiunti, con una spregiudicatezza criminale quasi ancora più arrogante, fino a fare emergere una precisa volontà, evidenzia la Dia, di affrancarsi dai vecchi boss, per progredire nelle fila dell’organizzazione.
Un contesto che porta a mutare anche i contenuti delle comunicazioni rispetto agli strumenti social utilizzati che, scrive la Dia nella relazione, «consentono di aggregare velocemente gli affiliati al sodalizio e, allo stesso tempo, di rendere più difficoltosa l’intercettazione dei messaggi».
I reati: estorsioni prima di tutto
Nel primo semestre 2018, l’andamento dei reati analizzata su base regionale ha fatto registrare, rispetto al semestre precedente, un lieve incremento delle associazione di tipo mafioso, omicidio, estorsione, riciclaggio e impiego di denaro, produzione e traffico di sostanze stupefacenti o psicotrope e per associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti o psicotrope, ed un sostanziale decremento delle persone denunciate per i reati di usura, rapina, contraffazione, alterazione o uso di segni distintivi di opere dell’ingegno e produzione industriale.
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