La diga sul Menta
3 minuti per la letturaCATANZARO – L’arrivo della pioggia è “vitale per l’agricoltura in deficit idrico” dopo che il 2018 si è aperto con circa un terzo di precipitazioni in meno (-29%) rispetto alla media storica.
L’allarme arriva dalla Coldiretti e riguarda tutto il territorio nazionale, ma che in Calabria diventa anche un problema legato all’approvvigionamento idrico. La situazione si presenta come particolarmente critica, dal momento che la gran parte delle riserve idriche calabresi risultano al minimo storico.
Riserve idriche in crisi
L’Associazione nazionale dei consorzi per la gestione del territorio e delle acque irrigue (Anbi) ha evidenziato nei giorni scorsi che, in questo avvio di 2018, è soprattutto il Sud a preoccupare con una progressiva diminuzione delle riserve idriche dal 2010, oggi più che dimezzate. Secondo i dati storici, infatti, attualmente superano i 1.200 milioni di metri cubi, ma erano circa 3.000 milioni ad inizio decennio.
L’Anbi ritiene che la situazione sia generalizzata, ma le condizioni più gravi si registrano in Calabria, dove sono disponibili 3,48 milioni di metri cubi, mentre erano 5,80 solo 12 mesi fa. Situazioni non migliori si registrano in Basilicata (195,5 milioni di metri cubi contro 370,88 di un anno fa); Puglia (140,58 milioni di metri cubi contro 336,55 del gennaio 2017); Sicilia (187,61 milioni di metri cubi contro 351,61 a gennaio di un anno fa); Sardegna (675,77 milioni di metri cubi rispetto a 974,56 dello scorso anno).
L’allarme per l’agricoltura
Tornando alla preoccupazione della Coldiretti, negli ultimi mesi le percentuali di piogge hanno registrato crolli del 50% nel centro Italia e del 45% nel Mezzogiorno, anche se al Nord si è verificato un aumento del 5% per le abbondanti nevicate.
“La mancanza di acqua – sottolinea la Coldiretti – si fa sentire soprattutto nelle campagne dove le piante da frutto in fase di rigonfiamento delle gemme o già fiorite per effetto del caldo hanno bisogno di acqua, ma in sofferenza c’è anche il frumento ed a rischio ci sono le semine ed i trapianti primaverili come il mais e gli ortaggi. L’Italia è a secco dopo che il 2017 – precisa Coldiretti – è stato il più secco dal 1800, con la caduta del 31% di acqua in meno della media che ha provocato la più grave siccità da 217 anni”.
Ma se la pioggia rappresenta, quasi, una speranza, a preoccupare con il maltempo è però l’eventuale brusco abbassamento della colonnina di mercurio dopo che le temperature massime a gennaio di 3,3 gradi superiori alla media storica che – sottolinea la Coldiretti – hanno provocato la fioritura anticipata delle piante da frutto.
Una calamità naturale
L’approvvigionamento idrico della regione è assicurato da 25 invasi, fra grandi dighe e invasi di media e piccola dimensione, la cui gestione è ripartita fra i consorzi di bonifica, cui fanno capo 9 dighe; Enel e Sorical, la società mista a cui è demandata la distribuzione dell’acqua ad uso potabile. La capacità è di 898 milioni di metri cubi d’acqua, ma le riserve sono già sottodimensionate.
Per questo, a luglio dello scorso anno, la Regione Calabria ha avanzato la richiesta dello stato di calamità naturale per i danni dovuti alla siccità, mentre la Sorical, società che gestisce il servizio idrico nella Regione, ha più volte sollecitato i Comuni a gestire al meglio l’acqua disponibile, evitando in primo luogo gli sprechi derivanti da un utilizzo impropri, ma anche a vigilare sul fenomeno sugli allacci abusivi e a individuare e sanare eventuali perdite lungo le condotte.
Interventi quasi mai concretizzati, considerato che dalla parte degli enti locali è più volte arrivata la replica, con la richiesta di intervenire con fondi europei, considerate la scarsità delle risorse finanziarie.
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