Il Ministro Marco Minniti
2 minuti per la letturaCATANZARO – «Le mafie votano e fanno votare. Offrono voti e poteri alla politica. Per la politica è dunque venuta l’ora di firmare un “patto di civiltà” in nome della democrazia: tutti i partiti sottoscrivano un impegno solenne, un rifiuto esplicito di ricercare e ricevere il voto delle mafie». A lanciare l’appello è il ministro dell’Interno, Marco Minniti, in un’intervista a Repubblica, partendo dalla riflessione sulla morte di Totò Riina.
Il ministro calabrese ha aggiunto: «Riina ha guidato due mafie: quella che si infiltra nelle pieghe dello Stato e quella che lancia allo Stato la sfida stragista. Ma alla fine ha perso». Minniti rileva: «La morte di Riina non è la morte della mafia, che è cambiata, ferita, ma c’è». «Le mafie hanno ormai una perfetta dimensione glocal» e per combatterle c’è anche «una risposta internazionale. Con la strage di Duisburg abbiamo capito che una faida familiare a San Luca in Calabria può avere un esito nel cuore della Germania industrializzata. Per questo – afferma Minniti – è necessario varare al più presto una Procura europea Anti-mafia e Anti-terrorismo ed eliminare in fretta le asimmetrie tra le diverse legislazioni sull’attacco ai beni mafiosi».
A livello nazionale «questa guerra si vince con il concorso di tre “eserciti”. Il primo è lo Stato. Non dobbiamo abbandonare per un solo attimo la lotta. Questo significa ricerca dei latitanti: è essenziale arrestare Matteo Messina Denaro. Significa attacco ai capitali mafiosi: era essenziale approvare il nuovo Codice anti-mafia», spiega il ministro. Il secondo esercito sono i cittadini, perché «senza partecipazione popolare questa guerra non si vince». Il terzo è la politica, che è «il vero cuore del problema».
Occorre che «tutte le forze politiche si impegnino a non ricercare e a rifiutare il voto delle mafie. E sarebbe bello – conclude Minniti – che avvenisse con un atto pubblico, solenne e fondativo di un nuovo rapporto tra la politica e il Paese».
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