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Un'operazione contro la 'ndrangheta

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La Relazione annuale 2016 della Direzione nazionale Antimafia e Antiterrorismo evidenzia lo strapotere dell’organizzazione criminale partita dalla Calabria

CATANZARO – E’ una ‘ndrangheta capace di insediarsi in ogni settore, fino a controllare appalti e finanziamenti pubblici. Un controllo così capillare da avere permesso all’organizzazione criminale di inserire propri rappresentanti in quasi tutte le regioni italiane, ma anche all’estero. Una vera e propria metastasi, capace di allargarsi ovunque.

E’ questo il quadro che emerge dalla Relazione annuale 2016 della Direzione distrettuale Antimafia e Antiterrorismo, presentata oggi dal procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo Franco Roberti e dalla presidente della Commissione parlamentare antimafia, Rosy Bindi.

Uno strapotere confermato negli anni, dunque. Emerso da diverse inchieste e racchiuso nella relazione annuale presentata dalla Dna. Dalla Calabria, dunque, è partita una vera e propria colonizzazione che non ha risparmiato nulla ed ha travolto quasi ogni realtà italiana. Tra le infiltrazioni più pericolose e redditizie, la Dna ha evidenziato i legami con il traffico di migranti e la gestione dei rifiuti.

Il controllo dei settori nevralgici

Alcune indagini, infatti, hanno rivelato come la ‘ndrangheta sia «presente in tutti i settori nevralgici della politica, dell’amministrazione pubblica e dell’economia, creando le condizioni per un arricchimento, non più solo attraverso le tradizionali attività illecite del traffico internazionale di stupefacenti e delle estorsioni, ma anche intercettando, attraverso prestanome o imprenditori di riferimento, importanti flussi economici pubblici ad ogni livello, comunale, regionale, statale ed europeo». 

Ramificazioni in Italia e all’estero

La ‘ndrangheta, secondo quanto emerso, «è presente in quasi tutte le regioni italiane nonché in vari Stati, non solo europei, ma anche in America – negli Stati Uniti e in Canada – ed in Australia».

«Continuano, poi, ad essere sempre solidi, i rapporti con le organizzazioni criminali del centro/sud America con riferimento alla gestione del traffico internazionale degli stupefacenti, in primis la cocaina, affare criminale in cui la ndrangheta continua mantenere una posizione di assoluta supremazia in tutta Europa», afferma la Relazione.

In particolare, nel nord Italia, il Veneto, il Friuli Venezia Giulia e la Toscana «sono territori in cui l’organizzazione criminale reinveste i cospicui proventi della propria variegata attività criminosa, nel settore immobiliare o attraverso operatori economici, talvolta veri e propri prestanome di esponenti apicali delle diverse famiglie calabresi, talaltra in stretti rapporti con esse, al punto da mettere la propria impresa al servizio delle stesse».

Piemonte e Valle d’Aosta, Lombardia, Liguria, Emilia Romagna ed Umbria, «sono regioni in cui, invece, vari sodalizi di ndrangheta hanno ormai realizzato una presenza stabile e preponderante, talvolta soppiantando altre organizzazioni criminali – così come avvenuto, per esempio, in Piemonte con le famiglie catanesi di Cosa Nostra – ma spesso in sinergia o, comunque, con accordi di non belligeranza, con le stesse, fenomeno riscontrato in Lombardia ed Emilia Romagna, ove sono attivi anche gruppi riconducibili alla Camorra o a Cosa Nostra».

I legami nel Nord America

Dalla relazione emerge che «l’infiltrazione criminale della ‘ndrangheta nei paesi del Nord America (Canada e Stati Uniti) appare oramai compiuta».

«In quei Paesi – prosegue la relazione – la cosche si sono profondamente radicate, hanno assunto posizioni di rilevo nella gestione degli affari criminali e si propongono, con sempre maggiore autorevolezza, quali interlocutori delle organizzazioni dedite al crimine transnazionale». Le cosche, rileva la Dna, «hanno instaurato negli Stati Uniti e in Canada consolidati rapporti imprenditoriali e commerciali, sfociati nella costituzione di strutture funzionali a gestire importanti flussi di sostanza stupefacente, proveniente dal Centro e Sud America» considerato anche, sottolinea la relazione della Procura nazionale antimafia, che la ‘ndrangheta continua “a mantenere una posizione di predominio assoluto sia a livello nazionale che internazionale nel settore del traffico di sostanze stupefacenti». 

I legami con professionisti e istituzioni

Il quadro è inquietante, dunque. Alcune indagini «hanno rivelato un rapporto tra la ndrangheta, esponenti di rilievo delle Istituzioni e professionisti – legati anche ad organizzazioni massoniche ed ai Servizi segreti – di piena intraneità, al punto da giocare un ruolo di assoluto primo piano nelle scelte strategiche dell’associazione, facendo parte di una ‘struttura riservatà di comando».

Una cabina di regia

«Attenta riflessione – secondo la Relazione della Dna – merita soprattutto la figura di Paolo Romeo, ritenuto il vero e proprio motore dell’associazione segreta emersa nel procedimento Fata Morgana e delineatasi con le indagini Reghion e Mammasantissima, dimostratasi in grado di condizionare l’agire delle istituzioni locali, finendo con il piegarle ai propri desiderata, convergenti, ovviamente, con gli interessi più generali della ndrangheta».

Soggetto che, spiega la Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo, «le diverse indagini hanno delineato quale appartenente al mondo massonico e, al contempo, uomo di vertice dell’associazione criminale, dei cui interessi è portatore, nel mondo imprenditoriale ed in quello politico, ruolo svolto con accanto personaggi che sono sostanzialmente gli stessi quantomeno dal 2002, dunque da circa 15 anni, senza dimenticare i suoi antichi e dunque ben solidi rapporti con la destra estrema ed eversiva, nel cui contesto, versa la fine degli anni 70, ebbe modo di occuparsi della latitanza di Franco Freda, imputato a Catanzaro nel processo per la strage di piazza Fontana».

«All’interno di questa cabina di regia criminale – si legge ancora nella Relazione – è stato gestito il potere, quello vero, quello reale, quello che decide chi, in un certo contesto territoriale, diventerà sindaco, consigliere o assessore comunale, consigliere o assessore regionale e addirittura parlamentare nazionale od europeo. Sono stati, invero, il Romeo ed il De Stefano a pianificare, fin nei minimi dettagli, l’ascesa politica di Alberto Sarra, consigliere regionale nel 2002 – subentrando a Giuseppe Scopelliti, fatto eleggere Sindaco di Reggio Calabria».

Roberti evidenzia il radicamento

Secondo il procuratore nazionale antimafia, Franco Roberti, “abbiamo evidenziato un radicamento della ‘ndrangheta nel centro-nord e anche all’estero. Non è un fatto nuovo, ma stiamo incominciando a far capire, soprattutto in alcuni paesi esteri, che il fenomeno è estremamente pericoloso e radicato e dunque va combattuto anche in questi paesi per poterlo distruggere”. 

La ‘ndrangheta e il Cara di Isola Capo Rizzuto

Al Cara di Isola Capo Rizzuto «è stata la politica a cercare la ‘ndrangheta, addirittura un’ associazione di stampo religioso, la Misericordia. E forse, se la prefettura avesse fatto quel che doveva, non ci sarebbe stato bisogno dell’intervento della procura». Lo ha detto la presidente della Commissione parlamentare Antimafia, Rosy Bindi, chiudendo i lavori per la presentazione della relazione annuale della Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo.

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