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Da Papa Francesco alle madri assassine: il criminologo e vescovo della Chiesa ortodossa ha risposto alle domande dei nostri giornalisti e dei nostri utenti
di ALESSANDRO CHIAPPETTA
COSENZA – Nella redazione di Cosenza del Quotidiano questa mattina è ospite Alessandro Meluzzi. Il noto criminologo da qualche mese è anche vescovo della chiesa ortodossa col titolo di Sua Beatitudine Alessandro I.
Il forum è condotto dai giornalisti Michele Inserra, Maria Francesca Fortunato, Tiziana Aceto. In redazione anche padre Athanasio, il diacono Alfredo Mancuso e Antonella Ferrari.
Il testo integrale sarà pubblicato sul giornale di domani, 2 marzo 2016
Quale giudizio dà dell’opera di Papa Francesco?
«Papa Francesco di tutto ha parlato in questi anni, pace, famiglia, ma non della Chiesa. Non entra nel dibattitto teologico interno che era stato aggredito, forse senza grande successo, da Ratzinger. Credo che la Chiesa cattolica oggi, più che un pastore ecumenico abbia bisogno del Concilio Vaticano terzo».
Famiglia e matrimonio: cosa propone la chiesa ortodossa?
«Perchè i cristiani, il 50 per cento delle coppie, reduci da matrimoni falliti, debbono sentirsi cristiani di seconda categoria? L’unico risultato è l’allontanamento di queste persone. Gli ortodossi celebrano un secondo e un terzo matrimonio che non contraddice l’indissolubilità. La materia principale del sacramento del matrimonio è il corpo degli sposi e la loro sessualità, aperta alla riproduzione e alla vita. Il matrimonio celebrato e non consumato non è valido, giustamente. Voi pensate che il compito della Chiesa sia presidiare un matrimonio che magari a distanza di anni non c’è più o addirittura non c’è mai stato?».
Su questo però c’è un’apertura di Papa Francesco
«Vedremo. Per adesso però il sinodo non ha dato nessuna risposta. Spesso dipende dai parroci, il che significa essere in una sorta di anarchia».
Come è arrivato al mondo dell’ortodossia?
«Partendo da molto lontano. Io sono stato allievo di don Pierino Gelmini, molto amato anche qui a Cosenza. Lo conobbi al tempo del processo Muccioli. Fui ordinato diacono nel 2007 ma venni scomunicato per la mia appartenenza alla Massoneria. Io non ho mai rinnegato nulla dei miei vent’anni di massoneria, però avendo scoperto Cristo come dono più grande di tutti ho fatto la mia scelta. Il resto è stato tutto una diretta conseguenza, non ho mai fatto alcun atto scismatico nei confronti della chiesa cattolica, se mai è il contrario».
Essere psichiatra aiuta il primate?
«Il tema del curare prevale sul medicare nella chiesa ortodossa. Gesù guariva. Essere cristiani significa essere cristiano-terapeutici, come Gesù del resto che curava l’anima e curava il corpo, ed era figlio di un Dio talmente innamorato dell’uomo da permettergli di amarlo e di non amarlo. I grandi miracoli di Lourdes sono di quelli che tornano gioiosi di fronte al mistero, non tanto quelli che tornano guariti nel corpo».
Esistono parroci che magari all’insaputa del Vaticano si stanno avvicinando a voi?
«Il corpo è una cosa importante e l’ossessione della sessualità ha molto nuociuto alla chiesa cattolica. Perchè i seminari cattolici si riempiono di giovani, magari casti, ma con una evidente omosessualità? Questo crea una distorsione. Io credo che bisogna sentirsi liberi di fare i preti, senza però nessuna costrizione sessuale. In generale però l’ingombro del corpo è sempre stata una fatica per l’uomo: il sesso, il digiuno, la penitenza… ma avere moglie, in genere per un uomo, è una cosa buona o una cosa cattiva? Se dà felicità è una cosa buona. Tornando ai preti, per fortuna ce ne sono tantissimi eterosessuali. C’è chi ha una vocazione chiara e integerrima ma tantissimi altri hanno fidanzate e amanti. Ma non sarebbe meglio un buon padre di famiglia di un prete senza vocazione? La verità è sempre preferibile, e rende liberi e saggi».
Ma un prete sposato, come farebbe a dividersi tra famiglia e fedeli?
«Un medico non si dedica ai suoi pazienti, un insegnante ai suoi allievi, un infermiera ai suoi malati? E’ un falso problema. Il problema vero è l’istituto stesso del patrimonio».
Qual è il vostro rapporto col perdono?
«Chiariamo che il perdono non è indifferenza. Il perdono implica l’esperienza del dolore. Ed è l’elemento costitutivo del sacramento della Misericordia, dove l’elemento fondante non è l’ascolto di un sacerdote, ma il perdono che arriva da Dio, e solo lui che può perdonare».
A Cosenza in pochi anni sono stati registrati casi di mamme che hanno ucciso i figli. Cosa ne pensa l’uomo di fede e lo psichiatra?
«Le mamme assassine ci sono sempre state. Quelli che sono cambiati sono i contesti. Oggi purtroppo è determinante la solitudine. Una volta intorno a una mamma che partoriva c’era tanta gente, cera la famiglia. Oggi invece queste donne spesso sono lasciate a se stesse, sole ed è molto alto il rischio che si sentano inadeguate».
Perchè le religioni spesso dividono?
«Mai. Le religioni devono unire. Io stesso sono venuto qui a Cosenza oggi a braccia aperte».
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