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REGGIO CALABRIA – Vivevano in condizioni disumane, praticamente in stato di schiavitù. Diciannove lavoratori extracomunitari regolari erano costretti a vivere in un caseggiato adibito a dormitorio, in locali fatiscenti e privi di ogni benché minimo requisito igienico. L’affitto mensile loro imposto dal proprietario, che è stato denunciato, era di 40-50 euro al mese.
E’ questa una delle vicende emerse nel corso della nuova operazione contro il caporalato – la quinta disposta e coordinata dalla Prefettura di Reggio Calabria – nella Piana di Gioia Tauro, dove sono state controllate tre aziende agricole tra Rosarno, Candidoni e Taurianova. «Cinque operazioni – ha detto il prefetto di Reggio Calabria Claudio Sammartino, che da mesi coordina il gruppo di lavoro interforze per il contrasto al caporalato ed al lavoro nero – per non far dimenticare, per tenere sempre desta l’attenzione, per non far cadere nel dimenticatoio una piaga molto grave della nostra provincia. L’attività di contrasto e di prevenzione al fenomeno del caporalato è per noi un monito continuo, quasi settimanale, perché ciascuno di noi è chiamato ad una grande responsabilità per sanare questa piaga. Il lavoro è una ricchezza per tutti e deve essere rispettato».
«Nelle imprese agricole sottoposte a controllo – ha spiegato il questore Raffaele Grassi – dove sono stati scoperti 36 operatori agricoli utilizzati illegalmente, 18 dei quali extracomunitari, regolari. Sono state elevate tre sanzioni amministrative per violazioni della normativa sulle assunzioni ed effettuate 13 perquisizioni personali e tre domiciliari, che hanno permesso di scoprire tre caseggiati adibiti a fatiscente ed inospitale dormitorio, in contrada Croce Gatto di Rizziconi».
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