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COSENZA – L’arresto del sospetto foreign fighter a Cosenza (LEGGI LA NOTIZIA) non è stato per gli investigatori l’esito finale delle indagini ma piuttosto il punto di partenza. La Digos di Cosenza e il Servizio Centrale Antiterrorismo, infatti, stanno ulteriormente approfondendo l’inchiesta per accertare se il marocchino Hamil Medhi, arrestato (GUARDA IL VIDEO DELL’ARRESTO) per auto-addestramento ai fini di terrorismo internazionale, aveva una rete di collegamenti che gli hanno fornito supporto nel suo processo di radicalizzazione.

Intanto, l’uomo ha risposto alle domande del giudice nel corso dell’interrogatorio di garanzia. Oltre a proclamarsi innocente, ha sostenuto: «Non sono entrato in nessun sito. Ho solo visionato dei video su youtube per pura curiosità». Al termine dell’interrogatorio l’avvocato difensore Francesco Porto ha chiesto la revoca della misura cautelare e che vengano sbloccati i
colloqui del suo assistito con i familiari.

Gli inquirent, però, vogliono stabilire come ha fatto l’uomo ad entrare in contatto con gli ambienti del radicalismo internazionale (LEGGI LA NOTIZIA). Il giorno in cui Hamil Medhi viene fermato nell’aeroporto di Istanbul, infatti, sul suo telefono arrivano ben 18 chiamate da un’utenza che risulta a sua volta in contatto con quella Anas el Abboubi, il marocchino della provincia di Brescia che si troverebbe in Siria. Arrestato nel 2013 con l’accusa di essere il fondatore della filiale italiana di ‘Sharia4’, il movimento ultraradicale dell’imam belga Omar Bakri messo al bando nel 2010.

IL VIDEO CON LE PAROLE DEGLI INQUIRENTI

Hamil Medhi risulta in contatto anche con un’utenza belga che risulta a sua volta è in contatto con quella utilizzata da Ayoub El Khazzani, l’attentatore del treno Parigi-Amsterdam. L’attenzione degli investigatori non è concentrata solamente sui contatti telefonici. Le indagini, infatti, mirano anche ad accertare i vari contatti che Hamil Medhi potrebbe aver avuto in Turchia da dove, secondo l’accusa, sarebbe poi ripartito alla volta della Siria per unirsi all’Isis. Nel tentativo di trovare elementi utili alle indagini è stato nominato un perito tecnico che dovrà compiere accertamenti sul computer ed i telefoni sequestrati al marocchino arrestato. Ad un interprete, inoltre, è stato affidato l’incarico di tradurre tutto il materiale scritto in arabo ed i numerosi video sequestrati.

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