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CASSANO ALL’IONIO – Anche per la Corte d’Assise d’Appello di Catanzaro ad uccidere Padre Lazzaro Longobardi in quella sfortunata notte del 2 marzo 2014 (LEGGI LA NOTIZIA), davanti la chiesetta di San Giuseppe a Sibari, fu il ventisettenne romeno Nelus Dudu.

La Corte d’Assise d’Appello catanzarese, infatti, come anticipato negli scorsi giorni da Il Quotidiano del Sud, ha confermato la sentenza di primo grado emessa dal Giudice per l’udienza preliminare di Castrovillari, Carmen Maria Ciarcia, con la quale, con rito abbreviato, il Nelus Dudu è stato condannato a 13 anni di reclusione.

Un’attività, quella degli inquirenti (LEGGI I PARTICOLARE DELLE INDAGINI) e degli avvocati, che ha portato all’epilogo del processo indiziario a carico dello stesso Dudu, accusato di aver ucciso il prete della chiesa di San Giuseppe, la notte del 2 marzo del 2014, per l’appunto. Nessun dubbio per i giudici i quali, a seguito della requisitoria del Procuratore Generale e della discussione tenuta dalla costituita Parte Civile, hanno, in meno di un ora, confermato, la copiosa sentenza di primo grado.

La discussione ha ricostruito gli elementi salienti di una vicenda poco chiara e ricca di particolari. Nelle carte processuali, che ricostruiscono le indagini operate dai Carabinieri di Cassano All’Ionio e Corigliano calabro, è emerso che Dudu, giunto in Italia come lavoratore stagionale, non lavorava da tempo. La domenica precedente il terribile omicidio, il romeno aveva litigato aspramente con un connazionale, alla presenza di don Lazzaro. Il sacerdote aveva tentato di dividerli e aveva poi accompagnato al pronto soccorso di Castrovillari il giovane ferito, mentre Dudu si allontanava imprecando. Situazione riferita da un altro straniero, che è stato sentito dai Carabinieri e che ha fornito utili particolari su dove ritrovare la bicicletta di Dudu, che aveva il sellino macchiato di sangue, malamente lavato. Il movente dell’omicidio per il Gup di Castrovillari e la Corte d’assise d’appello di Catanzaro è stato accertato nel rimprovero che il giovane avrebbe ricevuto dal parroco per l’ennesimo furto di denaro, dopo che già, in passato erano spariti circa 5.000 euro dalle casse della parrocchia. Don Lazzaro aveva dato un passaggio a Dudu e lui si sarebbe impossessato di venti euro, che erano nella macchina del sacerdote e costituivano le offerte dei fedeli alla messa domenicale.

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La sera, secondo i giudici, Dudu sarebbe tornato per chiarire la sua posizione con il prete. Ma lo avrebbe poi assalito alle spalle, brandendo una sbarra della recinzione del cortile e colpendolo almeno tre volte con violenza. Nel corso dell’aggressione si era macchiato di sangue i vestiti, ritrovati poi dai militari. Nelus Dudu, come si ricorderà, è stato arrestato in un’operazione congiunta tra i militari dell’Arma di Cassano e Corigliano, ventiquattro ore dopo l’omicidio. Soddisfazione per il verdetto della Corte d’Assise d’Appello catanzarese anche da parte dell’ avvocato di parte civile Giuseppe Viola di Napoli, il quale ha rappresentato le istanze dei familiari del Prete di frontiera, “morto a fronte del gesto inconsulto di uno squilibrato, cosi come descritto in Sentenza”, ha detto. Sul luogo del tragico omicidio, in cui ora sorge un monumento in memoria di padre Lazzaro, il 21 giugno 2014 anche Papa Francesco, in visita a Cassano, ha voluto soffermarsi per una preghiera in memoria del parroco sibarita.

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