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VIBO VALENTIA – Ci sono tre medici coinvolti nel caso del feto nato morto ieri mattina all’ospedale di Vibo. Il pm Claudia Colucci ha iscritto nel registro degli indagati due sanitari del reparto di ginecologia (già coinvolto in passato in un episodio analogo) e uno in servizio presso il pronto soccorso.

LA NOTIZIA DELLA MORTE DEL FETO

I provvedimenti sono stati notificati questo pomeriggio ai diretti interessati da parte del personale dell’Arma dei carabinieri di Mileto – agli ordini del maresciallo Alessandro Demuru – che sta conducendo l’attività investigativa coordinata dalla Procura ordinaria. L’ipotesi di reato formulata è provocato aborto in concorso.

Nel frattempo, per consentire agli indagati di nominare un proprio legale di fiducia ed eventualmente un consulente medico, è stata differita a domani mattina l’autopsia sul corpicino del piccolo venuto al mondo già morto che sarà effettuata dall’anatomopatologa Katiuscia Bisogni.

L’inchiesta era scattata a seguito della denuncia presentata ai carabinieri coordinati dal capitano Diego Berlingieri, direttamente dagli sfortunati genitori, Francesco De Masi e Elvira Marturano, assistiti entrambi dall’avvocato Aldo Currà.

L’INCHIESTA DELLA REGIONE – Anche il Dipartimento Tutela della Salute della Regione Calabria ha «immediatamente attivato il gruppo di esperti per la valutazione e verifica delle procedure messe in atto relativamente al percorso nascita». Lo ha reso noto il dirigente regionale del Dipartimento “Tutela della salute”, Riccardo Fatarella.

IL LEGALE DELLA FAMIGLIA – «Non si può morire in questo modo». L’avvocato Aldo Currà, legale di fiducia della famiglia Di Masi-Marturano, commenta il caso del feto nato morto all’ospedale di Vibo.

Il professionista del foro di Vibo, ha posto alcune domande sulla gestione della vicenda: «Per quale motivo nessuno, al momento della sofferenza fetale, ha disposto un esame ecografico? Perché non sono stati effettuati ulteriori e specifici accertamenti sulla ragazza e il bimbo? Come mai queste condotte sono state caratterizzate da simile negligenza ed imperizia? Abbiamo profonda fiducia nella magistratura e siamo certi che farà tutto il possibile per chiarire tutti gli aspetti ancora oscuri di questa tragica storia».

LA TESI DELL’ASP –  In serata è arrivata la nota dell’Azienda sanitaria che ha istituito una commissione d’inchiesta interna. Viene rilevata una discrasia rispetto alla versione fornita dalla famiglia, cioè che la sera del 26 dicembre la ragazza «venne sottoposta ad ecografia dallo specialista ginecologo di turno e non emergendo problemi a carico del feto e della stessa paziente, quest’ultima era stata rinviata al proprio domicilio. Il 28 dicembre successivo la stessa, su consiglio del ginecologo che la seguiva, è stata nuovamente sottoposta a visita di controllo presso il reparto di Ostetricia e Ginecologia dell’ospedale vibonese; anche in tale circostanza non sono emersi rilevanti problematiche per madre e feto».

Viene infine specificato che i previsti accertamenti esperiti la mattina del 7 gennaio hanno «accertato la morte endouterina del feto che ha portato la donna ad essere immediatamente ricoverata e sottoposta a taglio cesareo». Intanto lunedì giungerà presso il Presidio Ospedaliero di Vibo Valentia un’apposita Commissione Regionale sul rischio sanitario a «cui il management aziendale offrirà la più ampia collaborazione».

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