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VIBO VALENTIA – Beni per 40 milioni di euro sono stati confiscati dai carabinieri e dalla Guardia di finanza di Vibo Valentia nei confronti di esponenti della cosca della ‘ndrangheta dei Tripodi. La confisca, disposta dal tribunale di Vibo Valentia, giunge al termine delle indagini coordinate dal Procuratore aggiunto della Dda di Catanzaro, Giovanni Bombardieri, e dal sostituto Pierpaolo Bruni. Nei confronti di 6 esponenti è stata applicata la sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno.
I beni confiscati dalla Guardia di finanza e dai Carabinieri consistono in società, immobili, terreni in Lazio, Lombardia e Calabria, oltre ad automobili ed autocarri. Il gruppo dei Tripodi aveva acquisito in modo diretto ed indiretto la gestione e il controllo di attività economiche, di concessioni, di autorizzazioni, appalti e servizi pubblici. Con l’infiltrazione, attraverso società direttamente riconducibili ad alcuni esponenti della cosca od intestate a prestanome, gli esponenti della cosca si erano aggiudicati lavori pubblici lungo la costa vibonese, nel Lazio e nella Lombardia. Agli esponenti della cosca viene contestato anche il reato di usura in danno di alcuni imprenditori ed estorsioni in ad operatori economici, attraverso l’imposizione del pagamento di fatture per prestazioni mai eseguite. Dalle indagini è emerso anche il tentativo di acquisire appalti pubblici nel Lazio.
Le indagini della Dda di Catanzaro hanno portato nel maggio 2013 al fermo di 20 esponenti della cosca (operazione “Libra”).
Nel febbraio 2015 il tribunale di Catanzaro ha condannato alcuni esponenti della cosca, così riconosciuta per la prima volta in sede giudiziaria; nel luglio 2015 è stato arrestato il latitante Salvatore Tripodi, trovato dai carabinieri a Zambrone insieme a due fiancheggiatori.
«Tutto quello che è frutto di attività illecite deve essere sequestrato per far capire alle cosche che non serve accumulare beni perché ogni cosa finisce nelle nostre mani». Lo ha detto il procuratore aggiunto vicario della Dda di Catanzaro Giovanni Bombardieri. «La confisca di oggi – ha aggiunto – è l’epilogo di una procedura iniziata tempo fa e ci dà il segno di una continuità
dell’attività della Procura che aggredisce le cosche sotto il profilo penale e patrimoniale contemporaneamente».
La confisca ha riguardato beni per un valore di circa 40 milioni di euro. «Cifre rilevanti – ha aggiunto Bombardieri – che riguardano cespiti immobiliari di aziende dislocate su tutto il territorio italiano. Sono state sequestrate grosse attività economiche che prevalentemente erano intestate a prestanome. È un’operazione che colpisce in pieno una cosca che ha fatto dell’imprenditoria la propria attività operativa».
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