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CATANZARO – Scioperano oggi, come in contemporanea in tutta Italia, i medici calabresi, costretti a turni di lavoro massacranti e a tour de force da corsia, uno sciopero sulle ventiquattro ore della giornata lavorativa, anche sui turni notturni, verranno ovviamente garantiti i servizi minimi e quelli dell’emergenza. Tuttavia si tratta di una protesta di quelle rare: «Raro che lo sciopero metta insieme unitariamente sia i medici delle dirigenze che quelli della convenzione così come pure gli specialisti ambulatoriali (praticamente tutti) – spiega Franco Masotti, segretario regionale Funzione pubblica Cgil Medici Calabria – e d’altra parte mai si era arrivati a una situazione così grave per la Calabria, a causa di un commissariamento che vede azzerati i rapporti con i sindacati come non era mai accaduto negli anni».

La struttura commissariale, è lo sfogo del segretario dei medici della Cgil regionale, ha instaurato con i sindacati un rapporto “unilaterale”, questi ultimi denunciano cioè di «non avere voce in capitolo, non siamo mai ascoltati dal commissario per il piano di rientro».

Ma c’è dell’altro a inasprire l’animo dei medici e a rendere ancora più necessario, secondo gli operatori sanitari oggi in sciopero, la protesta. «Nessun decreto commissariale, mi riferisco a quelli numero 2, 87, 107 e 110, ha portato anche una sola stabilizzazione, a un contratto a tempo indeterminato in Calabria. Dopo tutti i proclami di accordi e decisioni, né ci hanno dato voce per quanto riguarda i decreti sulla riorganizzazione della rete ospedaliera nè territoriale. Per questo stiamo valutando sempre di più se non riconsiderare la nostra interlocuzione – continua Masotti – solo con il dipartimento regionale della Salute».

Tra le urgenze dello sciopero di oggi, ancora «la questione del mancato rispetto degli orari di lavoro stabilito dalle norme Ue da me posto personalmente a un tavolo di lavoro col commissario Scura senza avere risposte a riguardo», dichiara ancora il rappresentante dei medici Cgil.

I gravi problemi che affliggono la categoria in tutta Italia e quelli ancora più urgenti che affliggono le regioni in regime di piano di rientro come la Calabria appunto. Con un contesto nazionale che, lo ricordiamo, prevede per il 2016 e 2017 tagli sulla sanità da due miliardi e trecento milioni di euro, i sindacati nazionali ieri in conferenza stampa hanno ribadito i motivi dello sciopero: saltano dalla legge di Stabilità l’emendamento per le assunzioni del personale sanitario e le norme per la responsabilità medica, molto attese dai medici, che sul piede di guerra e al grido di “Renzi, dove sei?” annunciano inoltre centinaia di ricorsi per l’inevitabile mancato rispetto dell’orario di lavoro stabilito dall’Ue che le nuove assunzioni avrebbero dovuto scongiurare.

Intanto ieri si è fatto sentire anche il coordinamento regionale degli infermieri calabresi, Alla luce, soprattutto, di quel che il Tar Calabria nei giorni scorsi ha emesso, ovvero l’annullamento del bando sulla mobilità dell’azienda ospedaliera di Cosenza ed il conseguenziale scorrimento delle graduatorie esistenti e valide «che deve prevalere dichiara il presidente del coordinamento regionale Ipasvi Fausto Sposato su ogni altra forma selettiva del personale sanitario e si estende a tutte le aziende del territorio regionale». Una vicenda che ha dimostrato errori tecnici evitabili qualora fosse stato coinvolto il collegio delle professioni sanitarie.

«La politica adesso si assuma tutte le sue precise responsabilità e trovi le soluzioni per tutti. Non devono crearsi guerre fratricide, gli interlocutori non possono essere gruppi di operatori o associazioni varie, ha detto Sposato, gli unici interlocutori devono essere i collegi Ipasvi che rappresentano tutti gli infermieri».

E parte anche dal collegio regionale degli infermieri calabresi un appello alla politica e alla struttura commissariale «chiamata a progettare in modo condiviso, con scelte coraggiose supportate da chi ha le competenze giuste».

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