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COSENZA – È stato arrestato il presunto autore dell’omicidio di Antonio Taranto, il 26enne ucciso in via Popilia a Cosenza dopo una serata in discoteca (LEGGI). I carabinieri del Comando provinciale di Cosenza hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal gip su richiesta della Procura, a carico di Domenico Mignolo, 28enne cosentino, pluripregidicato contiguo alla potente cosca di ‘ndrangheta Rango-Zingari.

Secondo la ricostruzione degli investigatori, l’omicida avrebbe esploso il colpo di revolver calibro 38/357 Magnum per errore, dal balcone della propria abitazione. Il movente del gesto sarebbe legato al fatto che Mignolo fosse particolarmente adirato per non aver ricevuto lo “stipendio” dal proprio clan nel periodo in cui era stato detenuto.

LO SVILUPPO DELLE INDAGINI SULL’OMICIDIO

A nulla sono valsi i tentativi dei familiari di indurlo alla calma. Mignolo, noto per il suo carattere irascibile, mentre era affacciato al balcone della propria abitazione, alla vista di quello che riteneva responsabile del mancato pagamento, non ha esitato ad esplodere almeno due colpi di pistola, inceppatasi, colpendo nel mucchio la persona sbagliata.

Alla base della ricostruzione dell’omicidio ci sono, hanno riferito gli investigatori, intercettazioni, dichiarazioni rese dai collaboratori di giustizia, attività compiuta dalla polizia giudiziaria nell’immediatezza dei fatti e consulenza balistica.

«Sappiamo – ha detto il procuratore aggiunto di Cosenza, Marisa Manzini – che tutto origina da una lite avvenuta in discoteca, lite degenerata sino all’omicidio avvenuto in altro luogo. In questa fase possiamo formulare solo ipotesi, ma sicuramente Domenico Mignolo aveva avuto dei dissapori con Taranto e con un’altra persona presente ai fatti. Di certo c’era la volontà di uccidere quel soggetto o quei soggetti con cui era entrato in contrasto. Siamo in fase di indagine e tutto l’aspetto del movente dovrà essere sviluppato».

La lite tra il gruppo di Mignolo e quello di Taranto, secondo la ricostruzione degli inquirenti, iniziata in un locale, sarebbe continuata in via Popilia dove poi è degenerata. Mignolo sarebbe rientrato nella propria abitazione e affacciatosi dal balcone avrebbe sparato nel gruppo, colpendo Taranto. L’arma del delitto, probabilmente un revolver calibro 38, non è stata ritrovata.

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