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LAMEZIA TERME – Usura con tassi d’interesse fino al 93%, favoreggiamento ed esercizio abusivo del credito. Accuse che fanno finire nei guai sette persone (di cui sei imprenditori e una vecchia conoscenza della ‘ndrangheta lametina) nei confronti dei quali i finanzieri del Gruppo di Lamezia Terme, coordinati dalla Procura della Repubblica, hanno notificato sette avvisi di garanzia. Tre sono indagati per usura ed esercizio abusivo dell’attività creditizia, una quarta anche per esercizio abusivo del credito e tre per favoreggiamento in quanto avrebbero negato ai finanzieri di essere stati sottoposti ad usura.

Gli indagati per usura sono: l’imprenditore Giuliano Caruso, 42 anni, Antonio Arcieri (“U lupu), 84 anni, considerato lo storico boss della malavita della montagna, e l’imprenditore Ferdinando Greco, 40 anni (già condannato per usura nell’ambito dell’operazione antiusura “Lex Genucia”). Per esercizio abusivo del credito è indagato Giovanni Giampà, 45 anni. Nei guai per favoreggiamento anche altri tre imprenditori (M.C., G.S., e F.S.) che – secondo gli inquirenti – essendo rimasti vittime di usura, anche se messi di fronte all’evidenza dei fatti, avrebbero negato la loro condizione agli investigatori; tuttavia i finanzieri del Gruppo della Guardia di Finanza di Lamezia Terme – diretti dal tenente colonnello Fabio Bianco – sono riusciti a chiudere il cerchio delle indagini, consentendo al sostituto procuratore Santo Melidona, titolare del fascicolo, ad iscriverli nel registro degli indagati. Secondo l’accusa, l’imprenditore M.C. avrebbe ricevuto prestiti da Greco per 25.000 euro e gliene avrebbe restituiti 40.900 euro nel giro di un anno e tre mesi.

E ancora: avrebbe ricevuto prestiti da Caruso a fronte dei quali sarebbe stato costretto a restituire 258.721,00 euro dei quali il 93,31% a titolo di interesse. Per quanto riguarda la posizione di Giampà, invece, non sarebbe stata accertata l’usura; infatti, pur risultando che questi avrebbe prestato denaro all’imprenditore M.C, i tassi applicati rientravano nelle soglie previste dalla Banca d’Italia, per cui a Giampà è stato contestato solo l’esercizio abusivo del credito. Caruso, inoltre, avrebbe praticato usura anche nei confronti degli imprenditori G.S. e F.S. Secondo le accuse, anche in questo caso, i finanzieri del Nucleo mobile hanno dovuto ricostruire, senza la collaborazione delle presunte vittime, i rapporti finanziari intercorsi tra l’indagato e gli operatori economici, i quali, anche in questo caso, posti di fronte l’evidenza dei fatti avrebbero negato sulle evidenti circostanze.

Tra l’altro, l’imprenditore G.S. interrogato direttamente dal pm insieme ai finanzieri, avrebbe confermato esclusivamente di aver ricevuto prestiti ad usura da Arcieri e non da Caruso. Secondo le contestazioni mosse dal pm Melidona, sulla base delle informative della Guardia di Finanza e in ragione della mancata collaborazione delle presunte vittime, a Caruso quindi gli viene contestato soltanto di aver prestato denaro agli imprenditori G.S e F.S. anche se con interessi rientranti nella soglia, per cui per questa fattispecie ha contestato solo l’esercizio abusivo del credito.

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