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VIBO VALENTIA – Nove anni di reclusione. Questo il verdetto pronunciato dal Tribunale collegiale di Vibo nei confronti di Giuseppe Prestanicola, imprenditore edile considerato vicino al clan Mancuso. La sentenza è arrivata poco prima delle 17 dopo una camera di consiglio durata circa sei ore. Le accuse per l’imputato, difeso dagli avvocati Domenico Ioppolo e Anselmo Torchia (che si è avvalso della collaborazione dei colleghi Domenico Anania e Rosa Giorno) erano concorso esterno in associazione mafiosa ed estorsione aggravata dall’art 7 (mafiosità) ai danni della ditta edile Toto Costruzioni impegnata nei lavori di ammodernamento della Sa-Rc nel tratto della zona delle Serre e risalenti ai primi anni 2000.

Il 5 novembre scorso il pm della Dda Camillo Falvo aveva chiesto la condanna di Prestanicola a 14 anni di reclusione e 3.000 euro di multa, mentre le difese avevano invocato un verdetto assolutorio, come quello del processo “Luce nei boschi”. Alla fine, come detto, la decisione dei giudici Emanuela Papagno, Grazia Maria Monaco e Giovanna Taricco.

Quando si diede il via agli imponenti lavori di ammodernamento dell’autostrada Salerno-Reggio Calabria le ’ndrine strinsero un patto: i tratti che ricadevano sotto la loro influenza sarebbero finiti nelle loro mani, senza ingerenze di altre consorterie. Una fetta enorme di profitti con cifre a nove zeri. Miliardi di vecchie lire sotto forma di tangenti finiti nelle tasche dei clan calabresi. Nella provincia vibonese tutto passava sotto i Mancuso. Dopo di loro, gli altri.

Ed è sulla spartizione dei proventi dei lavori che si inseriva, secondo la Dda, la figura di Giuseppe Prestanicola, già assolto nel processo “Luce nei boschi” contro i sodalizi criminali delle Preserre. Indicato quale imprenditore vicino alla consorteria di Limbadi, specificatamente all’articolazione che fa capo a Pantaleone Mancuso alias “Scarpuni”, Prestanicola sarebbe stato il tramite tra il boss e il dirigente della Toto Costruzioni, Alfredo Baio. La somma dell’estorsione si sarebbe aggirata sul miliardo di vecchie lire e sarebbe avvenuta attraverso il nolo a freddo dei mezzi e la sovrafatturazione.

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