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CATANZARO – «Io avrò percepito circa 65 mila euro in tutto. Li ho spesi subito, comprando trenini, di cui faccio collezione, francobolli, vestiti. Avrò speso diecimila euro di francobolli. Ho comprato modelli di trenini che costano circa 300 euro l’uno, ne avrò comprato una decina». Così ha utilizzato l’ammontare di una tangente, secondo quanto riferito ai pm, Oreste De Grossi, funzionario dell’Anas in carcere per associazione per delinquere finalizzata alla corruzione.

Interrogato dai sostituti Francesca Loy e Sabina Calabretta, il funzionario, responsabile del servizio incarichi tecnici dell’Anas, ha ammesso di aver ricevuto la mazzetta «dall’imprenditore Bosco della Tecnis – si legge nel verbale – in forza di un accordo preso dalla signora Accroglianò (la cosiddetta “Dama Nera”, ndr) con i rappresentanti della Tecnis, Bosco e Costanzo, perché avessero l’assegnazione di una gara per la quale ero presidente di commissione. Le dazioni di denaro venivano fatte a me da Bosco e io appena ricevuti i denari li dividevo con la Accroglianò».

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Anche Antonella Accroglianò ha ammesso il “giro” di denaro: «Non c’è un imprenditore che non possa dire che non ha pagato per avere l’aggiudicazione di una gara», ha detto nel corso dell’interrogatorio del 3 novembre scorso. 

«Ammetto – si legge nel verbale redatto davanti ai pm Francesca Loy e Sabina Calabretta – gli addebiti per i fatti indicati nell’ordinanza cautelare».

«Il Gruppo Tecnis (al quale è legata una tangente da 150 mila euro, ndr) ha vinto molte gare, con ribassi tante volte pilotati e indotti – dichiara la Dama nera – io trattavo con diverse persone di Tecnis, ma le decisioni venivano prese dal titolare Mimmo Costanzo, mentre l’esecutore era il socio Concetto Bosco. Loro avevano relazioni importanti in Anas, con i vertici».

«Io so che Tecnis – aggiunge la Dama Nera – è stata supportata anche dall’onorevole Meduri (agli arresti domiciliari ndr) e la Tecnis era molto introdotta in Anas. I soldi di cui si parla nelle telefonate con De Grossi erano per una gara di Potenza, dove De Grossi era il presidente di commissione, gara effettuata a fine dicembre 2014; erano lavori stradali per importi di circa 15 milioni di euro».

Intanto, il tribunale del riesame di Roma si è riservato di decidere sulle richieste di revoca delle ordinanze di custodia cautelare emesse dalla magistratura romana nei confronti di cinque funzionari dell’Anas, in carcere per associazione a delinquere, ed un imprenditore, Giuliano Vidoni, agli arresti domiciliari per corruzione.

Parere negativo all’accoglimento dei ricorsi, per il pericolo di inquinamento delle prove, è stato espresso dai pm Maria Francesca Loy e Maria Calabretta.

A sollecitare l’annullamento delle misure restrittive, oltre a Vidoni, sono stati Antonella Accroglianò, considerata la figura apicale del giro di mazzette all’Anas, ed i dirigenti Oreste De Grossi, Sergio Lagrotteria, Giovanni Parlato e Antonino Ferrante.

I RETROSCENA: GLI ACCORDI TRA MEDURI E ACCROGLIANO’

In vista dell’udienza di oggi i pm Loy e Calabretta hanno depositato una serie di atti compresi alcuni scritti anonimi, per la procura riconducibili alla Accroglianò, inviati da questa ad Anas, procura della repubblica e ministero delle Infrastrutture per sviare, attraverso la chiamata in causa di altri soggetti, l’attenzione dal suo operato.

Nell’inchiesta giudiziaria sono coinvolte complessivamente dieci persone: tra loro l’ex sottosegretario calabrese al Ministero delle Infrastrutture Luigi Meduri, ai domiciliari. Meduri ha negato qualunque coinvolgimento nel corso dell’interrogatorio davanti al gip (LEGGI).

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