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ROMA – I militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Roma hanno confiscati beni per circa 40 milioni di euro nei confronti di Pasquale Capano, imprenditore di origini calabresi ma dimorante a Roma da diversi anni. Per gli inquirenti Capano è vicino alla cosca di ‘ndrangheta Muto di Cetraro, attiva sulla costa tirrenica cosentina.
La confisca rappresenta la conclusione di un’operazione che nel dicembre 2013 aveva portato all’arresto di Capano, della moglie e del genero.
Gli agenti delle Fiamme Gialle, sul computer dell’imprenditore, avevano scoperto una lettera, indirizzata ad un altro pregiudicato mafioso, nella quale, oltre a ricordare come l’affiliazione ‘ndranghetista costituisca una scelta di vita e non già solo un’opportunità affaristica, evidenziava il suo ruolo criminale preminente sul destinatario, per poi tenere quella che, in maniera perfetta, è stata definita una vera e propria lezione di “diritto mafioso”.
Emblematica l’affermazione «…la prima cosa che mi è stata spiegata nelle prime frequentazioni di alcuni ambienti è stata la differenza fra concetto di amicizia e fratellanza… infatti l’amicizia è espressione di una frequentazione abituale, la fratellanza rappresenta un “legame”». E ancora «…è proprio su questo principio che è stato concepito il “rituale iniziatico” di accettazione ed ingresso nella “sacra famiglia e onorata società”, radicato nella storia antica della nostra terra d’origine (Calabria)».
«… si entrava a far parte della società attraverso un atto definitivo che stabiliva il legame di fratellanza, tutto questo perché era stato considerato unico vero meccanismo nel comportamento umano che evitava atti di tradimento… il tempo infatti ha dato ragione agli uomini d’onore di una volta, che consideravano l’onorata società pari alla sacra famiglia, di conseguenza non come opportunità ma come scelta di vita che imponeva “regole” basate su tali principi».
Diversi collaboratori di giustizia avevano già consentito di sottolineare il ruolo del Capano come soggetto capace di muoversi addirittura con un passaporto diplomatico e in contatto con personaggi di spicco della criminalità romana, come Enrico Terribile (conosciuto alle cronache giudiziarie della capitale per i suoi trascorsi di usuraio e vicino al più noto Enrico Nicoletti), entrambi coinvolti in diverse indagini per i delitti di usura ed estorsione, da ultimo condannati, nel 2007, per associazione a delinquere finalizzata all’usura, estorsione, truffe, reati societari ed altro; Capano inoltre sarebbe stato in affari e responsabile di specifiche condotte usuraie insieme al noto Luciano Casamonica, personaggio di spicco della malavita capitolina.
Nel dettaglio questi i beni sequestrati: 62 unità immobiliari tra abitazioni e terreni, tra cui una lussuosa villa con piscina, e diversi immobili destinati ad attività sportiva e ricreativa, a Roma, e un villaggio turistico, denominato “San Giorgio”, a San Nicola Arcella sul Tirreno cosentino. Sei autovetture, anche di lusso (tra cui due Ferrari e due Hummer). Un aliscafo, quattro società commerciali e quattro rapporti finanziari.
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