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VIBO VALENTIA – Non solo la Prefettura, ma anche la Questura verrebbe spazzata via dal progetto di riorganizzazione voluto dal ministero dell’Interno (LEGGI LA NOTIZIA). Secondo una rilettura più attenta dello stesso, nel Vibonese verrebbe soppresso anche l’importante presidio di polizia (istituito nel ’94, con la nascita della Provincia) il cui destino sarebbe quello di venire depotenziato negli uomini e nei mezzi (se bisogna attenersi ai dettami imposti dal contenimento delle risorse).
Si assisterebbe soltanto ad una timida rivisitazione delle Direzioni Centrali, dove le funzioni dell’Attuale Ufficio Centrale Interforze per la sicurezza personale, dovrebbero confluite in quello per il coordinamento e la pianificazione delle forze di polizia.
Manca ancora l’ufficialità ma dalle indiscrezioni che filtrano sempre più insistentemente anche da ambienti della Polizia di Stato la circostanza appare ormai certa. Ma non sarà purtroppo solo la Questura a pagare questo discutibile snellimento della macchina burocratica in un territorio, qual è quello di Vibo, ad alta densità mafiosa e che fino a pochi mesi addietro ha visto la presenza di due sanguinose faide, con uno dei clan più potenti della Penisola ed oltre, con organizzazioni di narcotrafficanti internazionali e molto altro ancora, solo per fermarci all’ultimo lustro. Infatti la “dieta” che torna, dunque, ad interessare solo presidi territoriali lasciando intatto l’apparato burocratico centrale, riguarderebbe anche il comando dei Vigili del fuoco.
Insomma, una spoliazione non certo chirurgica ma a colpi di machete quella che il ministero ha in animo di approntare, iniziata con l’accorpamento della Forestale con altre forze di polizia. Il territorio vibonese, già martoriato da crisi economica, disoccupazione, dissesto idrogeologico, lentezza della macchina giudiziaria, rischia di ritrovarsi, adesso, ulteriormente spogliato dei suoi principali presidi istituzionali nella lotta alle ‘ndrine che, in questa riorganizzazione, non possono non vedere l’occasione per riprendere piede dopo i duri colpi inferti da quelle forze dell’ordine che, adesso, non potrebbero più avere uomini, mezzi e intelligence sufficienti per contrastarle.
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