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I CALABRESI spendono sempre meno per curarsi almeno per quanto riguarda le visite specialistiche intramoenia, ossia quelle prestate dai medici ospedalieri al di fuori dell’orario di lavoro. Il dato emerge dalla Relazione sullo stato di attuazione dell’esercizio dell’attività libero professionale intramuraria consegnata dal Ministero della Salute al Parlamento. Quello che gli analisti del ministero hanno messo in luce è un dato generale che riguarda tutta l’Italia ma la Calabria si pone in cima al trend con dati estremamente bassi.
In linea generale gli italiani hanno speso nel 2013 il 6,7% in meno rispetto al 2012, con le spese dei cittadini scendono anche i ricavi degli ospedali che in 4 anni sono calati del 9% facendo però registrare il calo maggiore nel corso del 2013 con un -6.2%. In sostanza ogni italiano nel 2009 spendeva in media 21 euro l’anno per prestazioni che il medico svolge al di fuori del normale orario di lavoro in ospedale questa media è scesa a 19 euro nel 2013. «Dopo una progressiva e continua crescita registrata fino all’anno 2009, i ricavi per prestazioni in intramoenia hanno subito una battuta di arresto e iniziato a diminuire dal 2010, passando da 1.265 milioni di euro del 2009 a 1.152 milioni di euro dell’anno 2013 (variazione 2009-2013 pari a -8,9%)», si legge sul rapporto. Ma il grosso del decremento si registra, appunto, nel 2013, che segna il -6,2% rispetto al 2012.
Sembrerebbe poca cosa, in media 2 euro a testa, ma rapportato ai grandi numeri della popolazione italiana la cifra diventa notevole e ancor più notevole diventa se si scinde il dato su base regionale. E’ proprio da questa analisi che spicca il dato calabrese dove in media si spendono appena 4,8 euro a persona (dato inferiore rispetto anche alle altre regioni del Sud come Sicilia, Puglia, Molise, Basilicata e Campania) mentre si spendono oltre 30 euro in Toscana ed Emilia Romagna.
Sotto un profilo di analisi costi/ricavi, poi, in Calabria la situazione nel corso del 2013 non ha quasi portato benefici economici agli ospedali e al sistema in genere. Dai dati infatti emerge come a fronte di una spesa per il personale interessato di 9.043.000 i ricavi registrati sono stati appena 9.427.000 con un saldo attivo di appena 384 mila euro. Solo per un dato di confronto il dato attivo registrato dalla regione Lombardia è stato di 45.608.000 euro. Per quanto riguarda la tipologia di ricavi in Calabria oltre l’80% riguardano visite specialistiche.
Le visite mediche oltre l’orario di lavoro vengono scelte principalmente per visite ginecologiche, cardiologiche, ortopediche.
Sul piano generale il calo di spesa pro-capite registrato è generalizzato ma spicca quello della Regione Lazio, in cui la spesa pro-capite per prestazioni intramoenia è passata da 26 euro nel 2012 a 22 euro nel 2013. Calano di conseguenza i ricavi per gli ospedali.
Sarà un caso ma proprio il 2013 è l’anno successivo all’entrata in vigore della legge Balduzzi che ha modificato la normativa, introducendo maggiore tracciabilità e trasparenza, la moneta elettronica e il monitoraggio, da parte dell’Azienda, dei volumi di lavoro del sanitario. Secondo i dati del ministero in media il 46% dei dirigenti medici, circa 55.000, lavora anche in intramoenia (nella maggioranza dei casi presso le stesse strutture dell’azienda di cui sono anche dipendenti), con punte che superano quota 55% in Valle d’Aosta, Lazio, Liguria, Piemonte Marche e Lombardia mentre in Sardegna solo il 32%, ancor meno nella Provincia Autonoma di Bolzano (15%). Mediamente, il compenso annuo percepito del professionista che eroga prestazioni ALPI è pari a circa 16.800 euro, «ma i guadagni maggiori si registrano in Emilia Romagna, Lombardia, Veneto, Piemonte, Toscana e Marche». Anche in questo caso, però, nettamente sotto la media in Calabria, Basilicata, Campania, Sardegna, Puglia, Sicilia, Molise. Nello specifico in Calabria si registra un guadagno medio di 6.173 euro, il dato più basso d’Italia.
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