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REGGIO CALABRIA – La Dia di Reggio Calabria ed i Carabinieri, con il coordinamento della Dda, hanno eseguito un provvedimento di confisca di beni per 150 milioni di euro nei confronti del boss della ‘ndrangheta Rocco Musolino, morto nei mesi scorsi a 88 anni. Musolino era sospettato di essere un affiliato di spicco della ‘ndrangheta, capo del “locale” di Santo Stefano d’Aspromonte ed esponente della cosca Serraino.

Sottoposti al provvedimento ben 338 beni immobili, tra ville, fabbricati, terreni e appartamenti, compendi societari e rapporti finanziari. Sigilli anche a un ristorante romano (GUARDA IL VIDEO)

«È un risultato straordinario, non solo per l’entità della confisca e per lo spessore del personaggio, mai condannato nel passato, ma perché frutto di un lavoro che ha messo a dura prova il Tribunale delle Misure di prevenzione, che necessita urgentemente di un
potenziamento degli organici» ha detto il Procuratore della Repubblica di Reggio Calabria Federico Cafiero de Raho. «Se lo Stato vuole davvero combattere la ‘ndrangheta – ha sottolineato – urge ripristinare gli organici del Tribunale di prevenzione, tenuto conto che dai circa 45 provvedimenti iscritti nel primo semestre dello scorso anno, siamo giunti agli oltre 240 del 2015, cifre che si commentano da sole e che certificano le difficoltà dei colleghi che operano in quel settore così delicato».

I beni confiscati, per un valore complessivo di 150 milioni di euro, sono un’impresa operante nel settore dell’industria boschiva; quote sociali e patrimonio aziendale della Maius immobiliare di Reggio Calabria; 101 fabbricati, tra appartamenti, villette, autorimesse, magazzini e locali commerciali tra la provincia di Reggio Calabria e Roma; 218 appezzamenti di terreno agricoli; conti correnti, polizze assicurative e depositi titoli. 

«Rocco Musolino – ha detto ancora de Raho – è un esempio di imprenditore capace di penetrare le pubbliche amministrazioni, essendo stato vicesindaco di Santo Stefano in Aspromonte, e, in numerose inchieste, indicato come referente di esponenti delle pubbliche istituzioni, sebbene manchi una sentenza di condanna». Di lui, nel frattempo deceduto, parlano i pentiti Barreca, Lauro e Zavettieri, indicandolo come uno dei pilastri di un quadrilatero criminale composto anche da Francesco Antonio
Gioffrè ‘u brachettà, di Sinopoli; Giuseppe Antonio Italiano, di Delianuova, e ‘don’ Antonio Nirta, uno dei boss di San Luca, tutti deceduti. 

Per il Tribunale di Reggio Calabria “l’intera storia imprenditoriale del Musolino si è svolta grazie ai rapporti stabili e reciprocamente vantaggiosi dallo stesso cercati ed abilmente coltivati con la locale criminalità organizzata, dando luogo ad una forma di contiguità stabile, pregnante ed altamente allarmante, che da un lato, ha determinato la fortuna imprenditoriale del Musolino, dall’altro ha consentito alla ‘ndrangheta di esercitare il controllo sulle attività economiche della zona e di lucrare attraverso le stesse”. 

“L’autorità mafiosa di Musolino Rocco, ben tratteggiata nella parte relativa alla pericolosità sociale, è stata tale -scrivono ancora i giudici- da non richiedere manifestazioni concrete e dimostrabili di mafiosità, nel senso che basta pronunciare il nome di Rocco Musolino perché gli altri mafiosi si facciano da parte, segno del rispetto per il ruolo di rilievo ricoperto”.

Sul conto dell’imprenditore di Santo Stefano d’Aspromonte sono state rese dichiarazioni da diversi collaboratori di giustizia, che lo indicavano quale personaggio di estrema importanza nell’ambito della cosca Serraino, ove avrebbe esplicato funzioni di vertice. Barreca sosteneva che il suo grado all’interno della ‘ndrangheta è elevatissimo, più di vangelo”. In merito a tale episodio, seguiva un atteggiamento reticente di Musolino nei confronti degli inquirenti, proprio degli affiliati alle organizzazioni mafiose.

La confisca eseguita questa mattina comprende l’impresa individuale Musolino Rocco di Francesco, con sede legale in Santo Stefano in Aspromonte (RC), operante nel settore dell’industria boschiva; quote sociali e patrimonio aziendale della Maius Immobiliare Srl, con sede in Reggio Calabria, avente per oggetto la compravendita e locazione di beni immobili propri con esclusione di ogni attività di agenzia immobiliare, e con un patrimonio sociale ricomprendente 19 immobili, tra appartamenti, depositi e cantine, ubicati a Reggio Calabria, Condofuri e Santo Stefano d’Aspromonte.
E ancora, 101 fabbricati, tra appartamenti, villette, autorimesse, magazzini e locali commerciali, siti nella provincia di Reggio Calabria e nella città di Roma; tra questi spicca un pregiatissimo immobile sito in via Castello di Reggio Calabria, adibito a sede di istituto di credito e di agenzie assicurative, 4 villette di notevole valore residenziale nel comune di Santo Stefano di Aspromonte ed un appartamento di notevolissimo pregio in Piazza dei Re di Roma nella capitale; 218 appezzamenti di terreno agricoli, per un’estensione complessiva di oltre 800 ettari, siti nella provincia di Reggio Calabria e, principalmente, nei comuni di Santo Stefano di Aspromonte e di Molochio; numerosi rapporti finanziari, tra conti correnti, polizze assicurative e depositi titoli, per un valore stimato in oltre 7 milioni di euro.

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