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COSENZA – Il vescovo Francesco Nolè, nel giorno del suo insediamento nell’arcidiocesi di Cosenza, prima della cerimonia ufficiale in cattedrale, ha incontrato le istituzioni locali prima della cerimonia di insediamento. Il 15 maggio scorso mons. Nolè è stato nominato da Papa Francesco nuovo arcivescovo della diocesi di Cosenza-Bisignano (LEGGI LA NOTIZIA).
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Nolè appartiene all’ordine francescano dei Frati Minori conventuali e giunge a Cosenza dopo una precedente esperienza da vescovo di Tursi-Lagonegro. All’arcidiocesi di Cosenza-Bisignano succede a mons. Salvatore Nunnari, di cui il Papa ha accettato la rinuncia per raggiunti limiti di età.
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All’incontro erano presenti il vice ministro dell’Interno Filippo Bubbico (per il quale «è fondamentale sviluppare la cultura del dialogo dell’accoglienza, valori che possono metterci nella condizione di costruire un futuro positivo per le generazioni a venire, e sono certo che tu riuscirai in questo», e rivolgendosi direttamente al neo vescovo ha aggiunto «sono qui ad accompagnarti e accoglierti come cittadino lucano, come tuo amico e rappresentante del governo. Raccogli una grande eredità e lasci una grande eredità. Oggi assumi una responsabilità importante perché viviamo un momento difficile di crisi e di povertà di valori»), il presidente della Regione Calabria Mario Oliverio; il presidente della Regione Basilicata Marcello Pittella; il presidente della Provincia e Sindaco di Cosenza Mario Occhiuto, numerosi sindaci ed altri rappresentanti istituzionali di Calabria e Basilicata.
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«Il mio messaggio – ha detto mons. Nolè – è di comunione. Speriamo di mantenere io la semplicità e la gioia e insieme di lavorare per il bene di tutti, perché se ognuno fa il proprio lavoro onestamente e lo mette insieme agli altri faremo belle cose. Non ho avuto ancora modo di visitare la città però me ne hanno parlato bene e sono curioso di conoscerla e di incontrare i cittadini».
Dopo l’incontro si è tenuta la cerimonia di insediamento in cattedrale dove tra gli applausi e l’emozione dei fedeli è avvenuto il passaggio del pastorale dalle mani del vescovo uscente Salvatore Nunnari a Nolé. Nunnari ha benedetto Nolè invocando le parole della preghiera della Madonna del Pilerio, protettrice della città. Ad assistere alla cerimonia le autorità civili e militari cosentine e lucane. Presenti anche i genitori del neo arcivescovo bruzio.
In quella sede il presule ha rimarcato il suo desiderio «di favorire un atteggiamento di ascolto reciproco. Vescovo e sacerdoti, sacerdoti e laici, genitori e figli, e tutti insieme – ha aggiunto – ascoltare ed accogliere pazientemente i desideri e i bisogni dei poveri, degli ultimi, dei giovani in cerca di lavoro e di verità, in ascolto delle domande profonde e inquietanti che ci vengono dalla società e dalle periferie, dalle carceri e dagli ospedali, dalle case per anziani e dagli immigrati, dalla cultura e dal creato».
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Mons. Nolè ha evidenziato la sua consapevolezza che «all’inizio del ministero di ogni nuovo Vescovo vi è l’attesa delle prime parole, dei primi gesti, del primi propositi pastorali, per questo motivo ho voluto sostituire il Vangelo odierno con quello dei Discepoli di Emmaus, che mi sembra emblematico del cammino della Chiesa e della stessa società civile. Grazie per essere qui».
Parlando della famiglia ha poi aggiunto che «Il tempo dedicato alla formazione umana e spirituale dei figli deve essere senza tempo e senza misura, abbracciando tutti i momenti della vita familiare, per tornare ad essere la prima palestra della vita per l’apprendimento delle verità morali, umane e spirituali, con i genitori nella doppia veste naturale di educatori e di primi catechisti per i loro figli. Nella famiglia dove si prega, si legge il Vangelo, si educa ai valori veri della vita, lì c’è Dio, fondamento e certezza della fedeltà, della fecondità e della perseveranza dell’amore coniugale. Presbiterio e famiglia sono anche i due Sacramenti più provati e insidiati in questo tempo in cui sembra che non ci sia più nulla di definitivo e per sempre. Il nostro è un tempo in cui tutto appare mutevole e provvisorio; dove le incertezze e certi sbandamenti sembrano fare da padroni sia nel clero che nelle famiglie. E, compiendosi in scelte morali errate, con stili di vita che vanno nel senso opposto alla vocazione originaria, divengono la ragione del grave danno che subisce non solo la Chiesa di Cristo, ma la stessa società civile».
«In questo contesto oso chiedere – ha concluso – anche la collaborazione degli amministratori e dei politici, della scuola e dell’università, delle famiglie e delle associazioni ecclesiali e civili, per un rinnovato patto educativo, che ci veda tutti impegnati a mettere al centro delle nostre attenzioni, la persona, la sua dignità, il rispetto della legalità e il bene comune».
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