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COSENZA – Centinaia di proprietari di immobili affittati a studenti dell’Università della Calabria sono rimasti coinvolti nella maxi indagine della polizia tributaria Guardia di finanza sul sommerso degli affitti in nero nell’area urbana tra Rende, Montalto e Cosenza. Questa mattina i risultati dell’indagine sarà illustrata in una conferenza stampa nella sede del comando provinciale delle fiamme gialle.
Per i proprietari segnalati e accusati di evasione fiscale ora si apre la fase del contenzioso con l’amministrazione delle finanze. L’indagine, lo ricordiamo, è partita all’inizio dell’anno accademico con la distribuzione di quasi 35.000 questionari ad altrettanti studenti dell’università di Arcavacata nel quale si chiedeva di dichiarare se lo studente fuori corso avesse preso o no in affitto appartamenti, porzioni di appartamento, posto letto in Cosenza e provincia negli anni dal 2010 al 2014.
Dopo la raccolta dei questionari, gli uomini della finanza, in abiti civili per evitare allarmismi e tutelare la privacy degli studenti, hanno anche effettuato sopralluoghi.
A monte c’è un’attività di intelligence fatta sulla base di decine di banche a disposizione delle agenzie delle entrate e del territorio dalle quali sono stati selezionati centinaia di situazioni a rischio.
Naturalmente, in provincia il fenomeno degli affitti in nero è fortemente concentrato nelle area urbana di Rende, soprattutto tra Quattromiglia e Arcavacata. Ma la finalità, fanno sapere dal comando provinciale della Finanza, non è solo repressiva ma anche, e soprattutto culturale: far comprendere, agli studenti, l’utilità sociale di pretendere la stipula del contratto di affitto è il primo risultato atteso. Ma va da sé che le violazioni riscontrate non potranno essere ignorate.
Gli uomini della Guardia di Finanza di Cosenza hanno individuato 607 immobili locati in nero a studenti universitari, segnalando 509 evasori. Le indagini sono state avviate a partire dal mese di ottobre 2014 da parte di militari del nucleo di polizia tributaria che hanno effettuato il rilevamento degli immobili affittati a studenti universitari scoprendo che gran parte dei proventi non veniva indicata in dichiarazione dei redditi o era riportata in misura ridotta. L’attivita’ di indagine – sottolineano gli investigatori – è stata resa possibile grazie alla fattiva collaborazione dell’Università della Calabria e dell’Agenzia delle Entrate di Cosenza.
Il recupero a tassazione, tra Irpef e imposte di registro evase, ammonta a 12 milioni di euro. L’operazione è stata denominata in codice “Athena”, dalla dea greca della sapienza.
Osservando i numerosissimi annunci di “affittasi” apposti su immobili nei pressi della sede universitaria calabrese, sulle bacheche dell’ateneo e su quotidiani locali, i finanzieri hanno richiesto alle autorita’ avvademiche gli elenchi degli studenti “fuori sede”, risultati essere oltre 32.000. E’ stato così possibile inviare telematicamente un dettagliato questionario direttamente sulla posta elettronica di ciascuno studente, consentendo un sensibile risparmio per le casse pubbliche, essendole spese postali quantificabili in oltre 150.000. Solo nei rari casi di mancata risposta, si è provveduto alla notifica diretta e formale del questionario.
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