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CATANZARO – L’impressione che si ha davanti a quel cancello chiuso è di tristezza. Di profonda tristezza. Forse anche di rabbia. Sentimenti che contrastano con la cordialità e il sorriso di chi in quei metri quadri, negli anni, si è conquistato la stima e il rispetto di un intera città. E non solo. Chiude i battenti la falegnameria Battaglia. Tra l’indifferenza dei più, come ha sottolineato l’associazione Cara Catanzaro presieduta da Claudio Pileggi.
«Con la gentile discrezione che ha da sempre contraddistinto i titolari, e senza fare troppo rumore, ormai da un mese anche l’ultimo macchinario dello storico capannone del quartiere Sala ha smesso di creare infissi, arredi, serramenti e quant’altro» scrive il presidente. Ed è una perdita gravissima, fosse solo per i posti di lavoro che si sfaldano come quelle tavole di legno più volte piallate. Fondata nel lontano 1928 da Raffaele Battaglia, la falegnameria aveva proseguito il suo cammino con Aldo, Gino (deceduto prematuramente) e Franco. Più che un’eredità da raccogliere, una passione da coltivare. E da trasmettere a figli e nipoti.
Veri e propri maestri del mestiere, come del resto chiunque, operai compresi, in quella falegnameria hanno realizzato i propri sogni. Bastava una telefonata e Aldo, taccuino, matita e metro in mano, era lì dietro la tua porta. Non c’era lavoro che non si poteva realizzare. Una porta, una libreria, un semplice comodino. «Per tutto c’è una soluzione, si può fare, stai tranquilla» spiegava con quel sorriso che ti ammaliava. Ciò che veniva realizzato diventava, una volta montato, un tutt’uno con le pareti. Del resto, un mobile fatto su misura è come un vestito che deve calzare a pennello. Senza sbavature. E i mobili dei fratelli Battaglia erano così. Senza sbavature. Fattura pregiata, legni pregiati. E il nome della falegnameria oltrepassa i confini regionali, ma anche quelli nazionali.
A Monaco di Baviera, a Londra, solo per fare qualche esempio, in qualche casa c’è la loro firma, mentre nelle abitazioni delle famiglie Battaglia, i premi, i riconoscimenti, le targhe, non si contano più. Testimoni di un passato glorioso, di una passione che, almeno questa, la crisi non riuscirà a spazzare via. Potrà chiudere i cancelli, mortificare le speranze di tanti giovani assettati di conoscere un mestiere vero, ma la passione quella resterà un marchio indelebile. Eppure maledetta crisi. Così come scrive Pilieci «la tendenza a privilegiare scadenti centri commerciali e multinazionali a scapito della qualità, ha purtroppo messo in ginocchio l’autentico artigianato locale. Alla famiglia Battaglia il ringraziamento della nostra Associazione, e siamo certi della città intera, per quello che ha rappresentato per quasi un secolo. Del resto, rimarranno le loro realizzazioni a perenne memoria. Ai bravissimi operai, l’augurio più sincero di una immediata ricollocazione nel mondo del lavoro».
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