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CATANZARO – Caso di presunta malasanità alla clinica Sant’Anna di Catanzaro. La denuncia è dell’avvocato Aurelio Chizzoniti del foro di Reggio Calabria che, con il collega Francesco La Salvia del foro di Catanzaro, rappresenta moglie e figli di un uomo di 62 anni originario della Locride, deceduto qualche giorno fa in circostanze poco chiare.
Questi i fatti, per come riportato nell’esposto inviato al procuratore della Repubblica di Catanzaro, Vincenzo Lombardo, al presidente della Regione, Mario Oliverio, e al commissario regionale alla sanità, Massimo Scura: l’uomo viene ricoverato presso la struttura di Catanzaro per essere sottoposto ad esame coronografico al cui esito lo staff medico della clinica «consiglia un urgente intervento a causa di una occlusione cardiocircolatoria». L’intervento viene eseguito con successo due giorni dopo. Il decorso operatorio è scandito dall’assoluta normalità dei valori di riferimento, al punto che il paziente, collocato in terapia intensiva, riesce addirittura ad alimentarsi. Dopo un paio di giorni la moglie, in visita al marito, riscontra un “mostruoso” gonfiore praticamente in tutto il corpo, informando immediatamente il medico di turno che la tranquillizza «riconducendo il tutto a parametri di assoluta normalità».
Nella notte i familiari vengono contattati telefonicamente dal personale della clinica per comunicare che «il paziente doveva urgentemente essere sottoposto ad un nuovo intervento operatorio che veniva eseguito sulla cui ratio venivano fornite notizie vaghe ed ambigue». All’esito dell’intervento, l’uomo, in buona sostanza, viene mantenuto in vita meccanicamente. L’avvocato Chizzoniti chiede copia della cartella clinica incassando la disponibilità dei medici, che insistono perché il paziente ormai praticamente deceduto venisse sottoposto ad esame autoptico presso la stessa clinica che “concedeva” ai familiari la possibilità di farsi assistere da un medico di fiducia.
La famiglia non ci sta e formalizza il diniego direttamente alla direzione amministrativa, che viene contestualmente informata dell’orientamento della famiglia di denunciare i fatti alla Procura di Catanzaro chiedendo contestualmente il sequestro della cartella clinica e l’autopsia sul cadavere del congiunto. Successivamente i familiari vengono telefonicamente informati «che sarebbe stata comunque effettuata l’autopsia, indipendentemente dalle azioni dei familiari del deceduto, mascherandola come urgenti accertamenti medico-legali».
Da qui la richiesta del legale al procuratore di un «urgentissimo sequestro probatorio della cartella clinica afferente l’attività sanitaria espletata», «disponendo altresì l’esame autoptico sulla salma al fine di accertare le reali cause del decesso». Mentre ad Oliverio e Scura, Chizzoniti chiede «di disporre indifferibile inchiesta per acclarare e perseguire tutte le negligenza, colpe e quant’altro emerge dai fatti».
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