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REGGIO CALABRIA – Nuova operazione contro il clan Crea di Rizziconi dopo che lo scorso marzo la Polizia aveva colpito l’organizzazione di ‘ndrangheta nei suoi interessi romani (LEGGI LA NOTIZIA) adesso l’interesse verso la potente cosca del Reggino si è spostato sugli interessi economici e sui possidimenti direttamente o indirettamente riconducibili al gruppo in Calabria. La Polizia di Stato, infatti, ha messo in atto un’operazione finalizzata ad un nuovo sequestro di beni (LEGGI LA NOTIZIA DI UN SEQUESTRO PRECEDENTE) per un valore di circa sei milioni di euro ai principali esponenti della cosca di ‘ndrangheta. I provvedimenti di sequestro beni, emessi dal locale Tribunale – Sezione Misure di Prevenzione, hanno interessato svariati terreni e fabbricati, società, conti correnti e titoli Agea.
L’attività investigativa, sottolineano gli inquirenti, “ha evidenziato l’assoluta egemonia della cosca Crea, esplicata sul territorio come una vera e propria signoria, sia nell’esercizio delle tradizionali attività criminali che nel totale condizionamento della vita pubblica, tanto da determinare, nel 2011, lo scioglimento del Consiglio Comunale di Rizziconi”. Inoltre è emerso che, “nonostante fosse latitante dal 2006, Giuseppe Crea attestava falsamente di essere un imprenditore agricolo, procurandosi così un ingiusto profitto, consistito nell’indebita erogazione da parte dell’Agea dei contributi comunitari relativi Piano di sviluppo rurale per oltre 180mila euro. Anche il padre Teodoro Crea, la madre e la sorella avevano ricevuto contributi pari a quasi 50mila euro”.
I provvedimenti eseguiti oggi hanno interessato svariati beni riconducibili al boss Teodoro Crea, in attualmente sottoposto al regime del 41 bis, ai figli Marinella, Giuseppe e Domenico (33 anni) entrambi ancora latitanti, Antonio Crea Domenico Crea (entrambi detenuti).
“Le indagini patrimoniali hanno dimostrato che questi soggetti, in virtù della loro appartenenza al clan mafioso, erano riusciti, con il profitto derivante dalla gestione delle attività illecite e avvalendosi della forza intimidatrice derivante dal vincolo associativo, ad accumulare un ingente capitale, sproporzionato rispetto ai redditi dichiarati, che reinvestivano nell’acquisto di terreni, società e beni immobili, intestati, al fine di eludere la normativa antimafia, ai propri familiari o a soggetti terzi”, sottolineano gli inquirenti.
Il Tribunale di Reggio Calabria – Sezione Misure di Prevenzione, accogliendo le risultanze investigative, ha disposto il sequestro di un edificio di pregio, composto da tre appartamenti e due locali uso deposito/garage, dove dimora il boss Teodoro Crea e le famiglie dei figli Giuseppe e Domenico; una villa di pregio; un’unità immobiliare composta da due abitazioni e un locale uso deposito; un immobile in corso di costruzione; un’unità immobiliare composta da tre appartamenti e un locale destinato all’esercizio di attività commerciale; un appartamento; un’unità immobiliare composta da due stabili adibiti rispettivamente a caseificio e abitazione; sei fabbricati adibiti a stalle; 22 terreni; un’impresa (”Il Punto s.a.s”, attiva nel campo della gastronomia, rosticceria da asporto e conduzione di pub, birrerie, creperie, ristoranti e altro) e il relativo patrimonio aziendale; la quota, pari al 20 per cento del capitale, relativa alla società Crea Moda srl (attiva nel campo del commercio all’ingrosso e al dettaglio di abbigliamento, pelletteria, pellicceria, calzature); conti correnti e titoli Agea.
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