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VIBO VALENTIA – In primo grado si era concluso con un ergastolo, condanne per 156 anni e 4 mesi di carcere ed una assoluzione. Era il troncone in abbreviato del processo “Gringia”, celebrato con rito abbreviato davanti al gup distrettuale Abigail Mellace nato dall’inchiesta sul clan Patania avente ad oggetto gli omicidi e le armi relativamente alla faida tra il gruppo di Stefanaconi e quello dei piscopisani.
Stamani, in Corte di Assise d’Appello (presidente Palma Talerico, a latere Petrini) il sostituto procuratore generale Massimo Lia, al termine della sua articolata arringa ha chiesto la conferma quasi totale del verdetto di primo grado che aveva visto, quale unico assolto – nei cui confronti non è stato proposto appello, divenendo, così definitiva – Giovanni Battista Bartalotta (cl ’79), difeso dall’avvocato Francesco Sabatino verso il quale l’allora pm della Dda, Simona Rossi, aveva invocato il carcere a vita con l’accusa di concorso nel tentato omicidio di Moscato e Fiorillo e nell’omicidio di Francesco Scrugli (in più, era accusato di aver procurato un software che applicato su un cellulare di ultima generazione, inserendovi i numeri di telefono, consentiva di localizzare e monitorare i movimenti dei bersagli designati).
Ripercorrendo, quindi, il solco tracciato dal pm Rossi, Elia ha quindi, chiesto, l’ergastolo per il presunto killer Mauro Uras. Sono, invece, 30 gli anni di reclusione invocati per Sebastiano Malavenda; 20 anni ciascuno, poi, per Andrea Nicola Patania e Francesco Alessandria; 14 quelli per Nicola Figliuzzi, mentre 8 anni e 4 mesi è la richiesta per Giovanni Battista Bartolotta (cl ’58), Salvatore Lopreiato e Rosalino Pititto. Per Damiano Caglioti il pg ha chiesto una condanna a 4 anni e 8 mesi, così come Antonio Caglioti, mentre 3 anni e 4 mesi per Caterina Caglioti. el processo di primo grado figuravano anche quattro collaboratori di giustizia. Daniele Bono ha avuto una condanna a 6 anni, i killer Vasvi Beluli e Arbem Ibrahimi rispettivamente a 14 e 9 anni e 4 mesi, mentre Loredana Patania, nipote del boss Fortunato Patania, ucciso durante la faida, a sei anni. Unica richiesta di riduzione per Beluli: 13 anni e 4 mesi. In totale, dunque, 156 anni e 4 mesi.
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