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REGGIO CALABRIA – Beni per un valore di 21 milioni di euro, tra cui tre ville una delle quali di lusso in Austria, riconducibili ad affiliati ad esponenti della cosca Pesce della ‘ndrangheta, sono stati sequestrati e contestualmente confiscati dal Comando provinciale di Reggio Calabria della Guardia di finanza, coadiuvato dallo Scico di Roma, a conclusione di indagini coordinate dalla Dda reggina.
Il sequestro-confisca è stato fatto, nell’ambito di un’operazione denominata «Total-reset», in esecuzione di 12 decreti emessi dalla sezione misure di prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria.
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Dalle indagini, secondo quanto riferito dalla Guardia di finanza, è emersa l’evidente sproporzione tra i redditi dichiarati dalle persone indagate e dai componenti dei rispettivi nuclei familiari in rapporto agli ingenti investimenti effettuati e alle acquisizioni patrimoniali a loro riconducibili. In particolare, sono state confiscate quattro società, compreso il loro patrimonio aziendale, operanti nel settore agricolo e dei trasporti; oltre 25 mila metri quadri di appezzamenti di terreno, coltivati ad agrumeto e frutteto; 13 fabbricati, tra i quali spiccano le tre ville di pregio, di cui una ubicata in Baden bei Wien, capoluogo dell’omonimo distretto austriaco, situato a sud-ovest di Vienna e plurimi rapporti finanziari di carattere bancario, postale ed assicurativo.
Secondo la Guardia di finanza, «l’operazione, frutto di uno stretto coordinamento tra le magistrature italiana e austriaca, si caratterizza per il fatto di rappresentare uno dei primi casi, a livello internazionale, di richiesta di confisca ad un’autorità giudiziaria estera, scaturita da una misura di prevenzione patrimoniale prevista dalla legislazione italiana».
Con i provvedimenti è stata inoltre disposta la sorveglianza speciale nei confronti degli elementi di spicco della cosca, tra cui Giuseppe Pesce (35 anni, figlio secondogenito del capocosca Antonino Pesce conosciuto come ‘testunì), Francesco Pesce (36 anni, figlio di Giuseppe Pesce chiamato ‘pecorà), Francesco Pesce (31 anni, figlio di Salvatore Pesce ‘u babbù).
E, ancora, Rocco Pesce (31 anni, primogenito di Savino Pesce), Vincenzo Pesce (29 anni, fratello di Rocco Pesce), Francesco D’Agostino (36 anni), Mario Ferraro, Andrea Fortugno, Domenico Fortugno, Rocco Palaia, Alberto Petullà, Antonio Tirintino, Giuseppe Di Marte, Claudio Lucia.
Proprio Claudio Lucia, 50 anni, è indicato dagli investigatori come il responsabile della cosca per gli investimenti in Lombardia e all’estero, nonché tesoriere e liquidatore delle spese legali per conto del gruppo Ferraro legato agli stessi Pesce. Lucia è attualmente detenuto dopo essere stato arrestato 10 marzo 2011 in Spagna dove si era rifugiato per sfuggire ad un provvedimento di cattura dovendo scontare una condanna a 17 anni e 10 mesi di reclusione. Su di lui si sono incentrate le attenzioni del Gico della finanza di Reggio Calabria vista la sua proiezione transnazionale. E proprio grazie a queste indagini, i finanzieri, grazie al coordinamento internazionale tra l’Autorità giudiziaria austriaca e la Dda locale Procura Distrettuale Antimafia hanno potuto sequestrare e confiscare la prestigiosa villa di oltre 300 metri quadrati in Austria.
Lucia e la moglie avevano la disponibilità di varie carte di credito tra le quali la particolare «American express centurion», conosciuta anche come «carta nera» o “black”, rilasciata solitamente a clienti particolarmente facoltosi e con disponibilità nell’ordine di milioni di euro. Infatti, nel corso delle indagini condotte in collaborazione con la polizia criminale austriaca di Molding, è emerso che Lucia, all’inizio del 2009, aveva acquistato in contanti la villa di Baden per un milione e di avere fatto lavori di ristrutturazione per 1,5 milioni pagandoli sempre in contanti.
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