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LAMEZIA TERME – È originario di Curinga, comune del Lametino, don Antonio, il sacerdote – per come riportato con grande evidenza anche dai maggiori quotidiani nazionali – denunciato per orge e chat erotiche su Facebook e Skype, scambio di foto intime, sesso a pagamento. Uno scandalo a luci rosse che ha scosso Taranto. La notizia delle origini calabresi del sacerdote è stata pubblicata oggi sull’edizione cartacea del Quotidiano.
Don Antonio, sacerdote dell’ordine dei Carmelitani, parroco della chiesa del Santissimo Crocefisso di Taranto e priore provinciale dei carmelitani, è stato già rimosso e allontanato dalla curia di Taranto. Ad accusare il sacerdote un trentaduenne di Rovigo, Andrea B., ex cuoco, che contro il religioso ha depositato una querela alla Procura della Repubblica di Rovigo.
Lo accusa di essere autore di vessazioni e abusi sessuali virtuali tra cui la presunta richiesta di minorenni «ben dotati» per avere rapporti sessuali. L’ex cuoco su un quotidiano ha raccontato di essere diventato amico del sacerdote su Facebook. «Chi lo conosceva me lo diceva che era uno in cerca solo di sesso».
IL PRECEDENTE: PRETE COSENTINO ARRESTATO PER SESSO CON MINORE
«Mi chiamava amore, diceva che gli piacevo e che ero bello e un giorno mi ha confidato di essere gay e di avere frequenti rapporti omosessuali con altri preti. Inizialmente mi ero illuso di aver trovato una guida spirituale che mi potesse aiutare, anche perché in quel periodo avevo dei problemi».
IL CASO: PARROCO A PROCESSO PER ABUSI SU MINORI IN CALABRIA
E nella querela – secondo quanto riportato dai quotidiani nazionali – l’ex cuoco ha scritto, riservandosi di presentare «elementi di prova video e fotografiche», che il sacerdote «mi ha fatto cambiare stile di vita, mi ha stravolto, ho perso tutte le abitudini che avevo e ogni volta che vedo un prete ho paura», scrive nella denuncia riservandosi di presentare «elementi di prova video e fotografiche». Nella denuncia scrive di rapporti con minori: «Mi chiedeva se conosco ragazzi giovani anche diciassettenni magri ben dotati».
Riportati nella denuncia tre mesi di rapporti via web: «Don Antonio era sempre collegato 24 ore su 24 – si legge nell’esposto – e mi prometteva un lavoro a Taranto». La denuncia è finita prima al Tribunale Ecclesiastico regionale della Puglia al quale l’ex cuoco ha consegnato molti documenti video, foto e conversazioni in chat, ed è stato monsignor Giuseppe Donato Montanaro, il vicario giudiziale della sede tarantina del Tribunale ecclesiastico regionale pugliese, a contattare l’ex cuoco, al quale il prelato ha promesso e garantito che «sarà una cosa veloce e giusta perchè noi non vogliamo sacerdoti così e faremo di tutto per velocizzare la situazione».
Ma dopo il Tribunale Ecclesiastico pugliese sarà ora la Procura della Repubblica di Rovigo ad occuparsi del caso in cui sarebbero emerse promesse di orge, di rapporti sessuali in cambio di un lavoro, proposte di viaggi ed ospitalità a Taranto, a Roma, scambio di foto a luci “rosse” e uno scambio di indirizzi di altri preti “omosessuali” con cui avrebbe potuto incontrarsi. L’ex cuoco ha anche annunciato l’intenzione di costituirsi parte civile.
La Curia Generalizia dei Carmelitani dell’Antica Osservanza ha sospeso il sacerdote dall’incarico di priore provinciale di Taranto, intimandogli di rassegnare le dimissioni. Secondo quanto trapela, l’esposto del denunciante è corredato da oltre 300 conversazioni, screenshot e registrazione in webcam di filmati, e fa riferimento a promesse di orge, a incontri sessuali in cambio di un lavoro e persino allo scambio di indirizzi di ragazzi e preti gay, precisando “giovanissimi e dotati”, con cui incontrarsi. Il religioso avrebbe raccontato all’uomo di Rovigo di aver avuto rapporti sessuali anche con un militare della Guardia svizzera del Vaticano.
La Curia dei Carmelitani oggi fa sapere di aver comunicato al primo consigliere della provincia napoletana dell’ordine «di prendere ad interim la carica di provinciale» e ha intimato al parroco di trasferirsi immediatamente in un’altra residenza fuori dalla Puglia.
«Questa determinazione – viene precisato in una nota – corrisponde alle indicazioni di tolleranza zero che già da tempo in tutta la Chiesa e in vigore». L’ordine dei Carmelitani ha dato mandato agli avvocati Angelo e Antonio Iaia di seguire gli sviluppi delle indagini sia della magistratura che del tribunale ecclesiastico. L’arcivescovo di Taranto già ieri ha trasmesso la documentazione in suo possesso alla procura della Repubblica.
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