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REGGIO CALABRIA – La Corte d’appello di Reggio Calabria ha revocato la confisca di beni, aziende e conti correnti, per un valore di 50 milioni di euro, disposta dalla Dda reggina nei confronti di una delle più grosse aziende di produzione di ferro operante sul territorio nazionale. Si tratta della storica azienda Trichilo di Lamezia Terme che, nel 2010, in seguito del coinvolgimento di Giuseppe Trichilo nell’ operazione «Crimine», (LEGGI) si vide spogliare di tutti i beni intestati ai fratelli, con la contestuale irrogazione della misura della prevenzione personale. Lo hanno reso noto i difensori dei fratelli Trichilo.

Il provvedimento di confisca era stato disposto dal Tribunale di Reggio Calabria, avverso il quale hanno fatto ricorso i fratelli Trichilo tramite i loro difensori. Oggi la Corte d’ appello, sciogliendo la riserva fatta nel corso dell’udienza di discussione, hanno disposto la restituzione immediata di tutti i beni ai fratelli Trichilo e la revoca della misura personale a Giuseppe Trichilo. Quest’ultimo è stato difeso dagli avvocati Francesco Gambardella e Nico D’Ascola, mentre gli altri due fratelli dagli avvocati Luigi Fornari, Francesco Siclari e Salvatore Staiano.

Durante la seduta, inoltre, è stata approvata la mozione Sculco (LEGGI) contro il piano di investimenti e di assunzioni voluto da Trenitalia

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