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PIZZO – C’è chi ha il volto stanco, chi ha in corpo ancora un po’ di energia, chi infine ha dormito per buona parte del tempo e si ritrova a tratti spaesato. Ma finalmente a casa, come già i loro colleghi di Catanzaro (LEGGI). Quella casa che il 18 marzo scorso sembrava così lontana mentre a poche centinaia di metri da loro 22 persone innocenti cadevano sotto i colpi dei terroristi dell’Isis che avevano messo a punto il loro piano di morte con un blitz al museo, a Tunisi. Abbracci, baci e sorrisi, per i 31 ragazzi dell’Istituto Nautico napitino rientrati dopo una crociera che non scorderanno mai, che racconteranno nel corso della loro vita. Anzi che hanno, diversamente da chi non ce l’ha fatta, la fortuna di poter raccontare. Per loro, quell’escursione al “Bardo”, anche se inizialmente prevista, era stata accantonata poco prima di partire. Troppi infatti i rischi, tante le insidie – come purtroppo è avvenuto – in un territorio nel quale il terrore del califfato nero non si era ancora manifestato in tutta la sua violenza ed eclatanza.
L’autobus che ha riportato gli studenti vibonesi a casa è partito nel primo pomeriggio di ieri da Civitavecchia, ultima tappa di una “Msc Splendida”, una delle più apprezzate della nota compagnia di navigazione, che ha lasciato in terra nordafricana nove cadaveri. Ospiti partiti con l’intenzione di godersi una vacanza e rientrati nelle rispettive terre d’origine in una fredda bara. Gli studenti del Nautico sono arrivati a tarda sera dopo un viaggio non certo il massimo del comfort dopo aver assaporato la vita da crocerista, seppur didattica. I genitori sono lì ad attenderli, nel piazzale della stazione di servizio poco distante dall’istituto. Si sono radunati diversi minuti prima. Hanno commentato quanto avvenuto e quanto siano stati tanto fortunati quanto previdenti nel raccomandare ai propri figli di non effettuare escursioni nella capitale tunisina. Con loro, quasi come un’ombra, i due docenti che hanno condiviso gli stati d’animo di quel maledetto giorno e di quelli successivi, Salvatore Bonaccurso, insegnante di Laboratorio delle macchine, e la collega di Scienze Antonella Ascone si sono presi cura di loro soprattutto a livello psicologico anche se col passare delle ore lo shock per quanto avvenuto è stato assorbito, complici sia le lezioni che la visita nelle città di Barcellona, Marsiglia e Genova effettuate lo scorso weekend: «I primi momenti sono stati pregni di turbamento, soprattutto quanto si è sparsa la voce dell’attentato terroristico – spiega il docente – Si era deciso di restare nelle pertinenze della crociera fare le foto lì, e comprare qualche souvenir al “duty free” ma mai di allontanarsi. Poi, in tarda mattinata la notizia degli spari e il ritorno immediato a bordo della nave».
L’insegnante, raggiunto al telefono durante il viaggio in autobus, racconta ancora quelle ore trascorse sull’imbarcazione in attesa dell’arrivo dei turisti scesi a terra e lo sconforto nel non veder tornare chi, nonostante fossero passati appena due giorni, era già iniziato a restare impresso nella memoria dei ragazzi: «C’era una coppia cubana – racconta ancora Bonaccurso – che ricordavamo di aver visto perché si vestiva sempre in modo stravagante, con abiti con colori accesi ed era molto gioviale. Purtroppo nessuno dei due ce l’ha fatta. Oppure cinque donne anziane alcune delle quali sono rimaste ferite, o peggio sono state uccise, durante la carneficina. Non vederle più girovagare per la nave e sapere qual era stata la loro terribile sorte ha turbato un po’ i ragazzi. Fortunatamente i giorni successivi sono riusciti a distrarsi tra lezioni ed escursioni e hanno ritrovato il sorriso. Indubbiamente porteranno con loro questa esperienza che li ha fatti maturare ancor di più». Chiediamo di poter parlare con qualcuno di loro, sentirne la voce, carpirne lo stato d’animo, ma c’è chi non ha voglia di rispondere alle domande o chi sta dormendo.
L’autobus prosegue la sua marcia. Farà ritardo a causa della chiusura dell’autostrada per il crollo del viadotto autostradale tra Mormanno e Laino Borgo costato la vita ad un giovane operaio romeno. È tarda notte quanto i fanali del bus illuminano il piazzale. Gli studenti scendono, si abbracciano con i genitori. Era tanto lontana la loro casa quella mattina del 18 marzo. Adesso fortunatamente non più. Resterà solo il ricordo di una brutta esperienza come quella raccontata dalla studentessa catanzarese Mariangela (GUARDA): «Quella scelta ci ha salvato la vita»
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