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QUANDO le città del nord si spopolavano per le vacanze estive, decine di prostitute venivano trasferite nelle case al mare della Calabria, ma anche sulla riviera ligure, quella adriatica, in Versilia, Campania e Calabria. Si è scoperto anche questo nell’operazione “Alba nostra 2” dei carabinieri, coordinati dalla Procura di Pavia, che hanno dato esecuzione oggi a 40 ordinanze di custodia cautelare, portando in carcere romeni, albanesi e italiani. Questi ultimi sembra in posizioni secondarie. 

Ragazze «”acquistate” in Romania, Germania o Albania al prezzo di 2-3 mila euro rendevano, prostituendosi, mediamente 5 mila al mese agli sfruttatori. In strada, di giorno; in locali o in appartamenti, di notte. E durante l’estate molte giovani erano costrette a trasferirsi in rinomate località di villeggiatura per compensare i mancati guadagni nelle città semideserte. 

In alcuni casi sono le stesse persone arrestate nel 2013 nell’operazione “Alba nostra” che nel frattempo hanno patteggiato le pene, le hanno scontate e si sono rimessi a fare quello che facevano prima. Per chi fra le donne si ribellava erano botte e anche minacce di ritorsione alle famiglie nel paese d’origine. 

Nel corso dell’inchiesta a Cilavegna (Pavia) è stato anche scoperto un maneggio in realtà adibito a set di film a luci rosse, di contenuto piuttosto forte, gestito da un “regista” italiano di 58 anni che è tra gli indagati a piede libero. Le attrici erano prostitute rumene, i protagonisti maschili clienti che pagavano fino a 3 mila euro per potersi improvvisare attori: tra loro anche professionisti e persone che arrivavano da ogni parte d’Italia. 

Nell’inchiesta ci sono anche 19 indagati in stato di libertà. Sono stati individuati due gruppi criminali principali: uno, per il quale è stata contestata l’associazione per delinquere a sei soggetti, faceva capo alla famiglia albanese Qafa ed era basato a Vigevano, mentre l’altro, i rumeni Musuroi, agiva in Lomellina, tra Castello d’Agogna e Mortara, ma faceva prostituire le ragazze soprattutto nell’hinterland sud-ovest di Milano.

Le misure cautelari da eseguire in Italia, 30, nelle province di Pavia (la maggior parte), Milano, Macerata, Brescia, Lodi e Asti, sono andate in gran parte a buon fine: solo alcuni dei destinatari si sono resi irreperibili e si ritiene che si siano rifugiati all’estero. Due hanno cercato di scappare all’arrivo dei militari, uno a bordo di una Porsche Panamera e l’altro calandosi dal secondo piano, ma in entrambi i casi sono stati catturati.

Sono intanto in corso di esecuzione sette mandati di arresto europei, quattro in Germania, due in Romania e uno in Belgio, e tre arresti provvisori a fini di estradizione in Albania.

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