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COSENZA – Andava matto per la carne di pollo il piccolo Aleksander, 9 anni, figlio di genitori ucraini trapiantati da tempo in Calabria, più precisamente a Rende, provincia di Cosenza. Una passione che, però, il ragazzino ha accantonato per sempre lo scorso 18 agosto, a seguito di una sconcertante scoperta effettuata proprio all’ora di pranzo. Il bimbo stava consumando come al solito la sua razione di pollo in gelatina, quando all’interno della scatoletta, i suoi genitori hanno rilevato la presenza di un corpo estraneo: quello che, in seguito, si rivelerà essere un teschio di roditore.
Sulla vicenda, indaga ora la Procura di Cosenza, in virtù di una denuncia che i due ucraini hanno presentato per il tramite dei legali Barbara Magnelli e Barbara De Cesare.
Ma prima di arrivare all’attenzione dell’ufficio diretto da Dario Granieri, la vicenda è stata oggetto di approfondimenti in altre sedi. Già nell’immediatezza, infatti, la coppia si era recata nel vicino distretto sanitario per trovare conferma ai propri sospetti. Detto fatto, gli esami del caso confermavano che quell’oggetto non identificato era senza ombra di dubbio la testa di un topolino. Va da sé: scarnificata. La scatoletta era stata acquistata poco tempo prima in un supermercato del posto e, a seguito della segnalazione fatta dai due coniugi, il dirigente medico-veterinario dell’Asp di Cosenza disponeva il ritiro dalla vendita di tutto lo stock di pollo “incriminato” in giacenza nello stesso market. Nel, frattempo, il responsabile del servizio di “Igiene alimenti di origine animale”, inviava una mail corredata dal materiale fotografico che ritraeva il poco rassicurante teschio anche al Servizio assicurativo dello stesso supermarket. Una procedura standard che ha fatto da prologo all’intervento della magistratura, chiamata ora a appurare come quelle ossa fossero finite all’interno della scatoletta prodotta da una sottomarca, non certo tra le più note sul mercato. Al momento, l’unica certezza è che il teschio non fosse riconducibile al contenuto della scatola.
La carne, in pratica, era davvero di pollo, nonostante la famiglia – che ha avuto la sventura di assaggiare il tutto – avesse notato una differenza rispetto al solito sapore al quale erano abituati. Così almeno è riportato nella denuncia sporta nell’immediatezza, un documento nel quale viene riportato un altro aspetto della vicenda molto delicato. «Tale incidente – scrivevano i genitori del piccolo – ha provocato un grosso trauma psicologico e stress emotivo a nostro figlio il quale, da allora, mostra una diffidenza quasi ossessiva nei confronti del cibo fino a rifiutarlo del tutto come certificato dal suo medico curante».
E vai a spiegare al povero ragazzino che magari non era un topo. Su con la vita, magari era un criceto.
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