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PAOLA – La sentenza sul caso Nepetia sulle infiltrazioni della ‘ndrangheta al comune di Amantea è giunta con sette assoluzioni e nove condanne. La corte d’appello ha assolto l’ex consigliere regionale ed ex sindaco del centro tirrenico Franco La Rupa, l’ex assessore comunale Tommasso Signorelli che in primo grado erano stati condannati rispettivamente a 7 anni e a 6 anni. L’assoluzione è arrivata anche per Venturino Sposaro, Antonio Sposaro, Franco Berardone, Antonio Coccimiglio e Settimo Coccimiglio.
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Per quanto riguarda, invece, le condanne, una pena di 1 anno e 6 mesi per il reato di turbativa d’asta è stata comminata a Concetta Schettini all’epoca dei fatti responsabile dell’ufficio tecnico. Condannati anche Natale Rizzo (8 anni e 10 mesi), Giovanni Amoroso (13 anni e 6 mesi), Gianluca Coscarella e Angelamaria Marano (1 e 3 mesi), Natale Rizzo (8 anni e 10 mesi). Per Paolo Laoni (7 anni e 4 mesi), Giuliano Serpa (4 anni) e Ulisse Serpa (4 anni).
La vicenda Nepetia, che ha riguardato l’attività della cosca attiva ad Amantea e le infiltrazioni che la criminalità organizzata avrebbe messo a segno nell’attività amministrativa del comune, trae origine dall’operazione dell’antimafia che nel 2007 portò all’arresto di 23 persone e al coinvolgimento complessivo di una cinquantina di indagati accusati a vario titolo di far parte direttamente o indirettamente dei clan di ‘ndrangheta del basso tirreno cosentino.
Nel dettaglio, con l’operazione Nepetia gli inquirenti riuscirono ad individuare una cosca particolarmente attiva nel campo delle estorsioni, dell’usura e del traffico di droga. Tale organizzazione avrebbe progressivamente acquisito un crescente potere con cui ottenne il controllo o la gestione di attività economiche, concessioni, appalti e servizi pubblici, arrivando, secondo l’accusa, ad infiltrarsi nella politica.
L’ex assessore regionale Franco La Rupa, ora assolto, in primo grado fu ritenuto responsabile di scambio elettorale politico–mafioso perché per la Dda, ma non per i giudici di appello evidentemente, in cambio dell’appoggio elettorale nelle consultazioni per il rinnovo del consiglio regionale della Calabria ad aprile del 2005, corrispose all’associazione mafiosa capeggiata da Tommaso Gentile (giudicato con l’abbreviato) 83 mila euro, per il tramite del prestanome Venturino Sposaro, anch’egli assolto in appello dopo la condanna in primo grado. Somma che doveva servire per l’acquisto della motonave Benedetta II, al centro di un riciclaggio di consistenti somme di denaro provenienti dall’attività illecita della cosca Gentile.
Anche un altro ex politico, l’assessore Tommaso Signorelli, accusato del reato associativo e condannato in primo grado è stato assolto dalle accuse. Secondo la Dda sarebbe stato il politico di riferimento del clan dal 2004 al 2007 anche in questo caso, però, per la Corte d’Appello le cose stanno diversamente essendo giunta l’assoluzione dell’uomo.
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