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VIBO VALENTIA – Lasciano gli arresti domiciliari e tornano liberi l’ex dirigente della squadra mobile di Vibo Valentia Maurizio Lento, il suo vice Emanuele Rodonò e l’avvocato Antonio Carmelo Galati, imputati, a vario titolo, di concorso esterno in associazione mafiosa e associazione mafiosa (LEGGI LE ACCUSE NEL DETTAGLIO).
Lo ha deciso il Tribunale di Vibo Valentia davanti al quale si sta celebrando il processo a loro carico, accogliendo le richieste del collegio difensivo composto dagli avvocati Guido Contestabile, Sergio Rotundo, Armando Veneto e Maurizio Nucci. Il tribunale non ha disposto alcuna misura alternativa per i tre imputati. Lento, Rodonò e Galati erano stati arrestati il 25 febbraio del 2014 (LEGGI LA NOTIZIA DELL’ARRESTO) nell’ambito di un’indagine condotta dalla squadra mobile di Catanzaro e coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia del capoluogo calabrese su presunti favori che avrebbero fatto ad esponenti di primo piano del clan Mancuso di Limbadi.
Ai due funzionari di polizia, accusati di concorso esterno in associazione mafiosa, veniva contestato, in particolare, di non aver indagato sulla cosca, dirottando le proprie indagini su altri gruppi criminali del vibonese, rivali di quello di Limbadi. Rodonò è accusato anche di rivelazione di segreto d’ufficio. L’avvocato Antonio Galati, difensore dei principali esponenti della famiglia Mancuso, è accusato, invece, di associazione mafiosa per aver intrattenuto rapporti con elementi del clan al di fuori dei normali contatti di lavoro avvocato-cliente e fornito informazioni di inchieste sul loro conto. I tre avevano lasciato il carcere il 30 luglio scorso ottenendo dal gip distrettuale di Catanzaro gli arresti domiciliari (LEGGI LA NOTIZIA DELLA SCARCERAZIONE).
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