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«TRA cinque, dieci anni, quasi tutti i chirurghi che hanno grande esperienza andranno in pensione. Improvvisamente ci sarà una carenza su tutto il territorio calabrese». Lo afferma in una intervista pubblicata oggi sull’edizione cartacea del “Quotidiano” il dottor Giovanni Stoppelli, neo presidente dell’associazione calabrese Scienze chirurgiche ed è attualmente responsabile di Chirurgia generale all’ospedale Iannelli di Cetraro (Cosenza).
Secondo Stoppelli si tratta di «un segnale d’allarme che personalmente, quale coordinatore della Coi, avevo già portato alla Regione Calabria. Fu recepito da un funzionario, ma poi le cose si fermarono lì. Oggi, purtroppo – sottolinea – bisogna dare risposte solo all’economia. Questo modo di pensare, però, deve finire, perché le ripercussioni potrebbero essere gravi in futuro».
L’allarme di Stoppelli si aggiunge ad un’altra vicenda paradossale che si consuma sulla pelle delle donne calabresi e che è stata denunciata sulle colonne del “Quotidiano”.
Non solo il programma di screening oncologici sta riscontrando disagi e problemi in tutto il territorio, a causa del cattivo funzionamento di un software acquistato dalla Regione, ma a ciò si aggiunge il fatto che la Calabria ha già perso le premialità messe a disposizione dal ministero della Salute per tutte le regioni che rispettano i parametri minimi di assistenza medica, in un campo così delicato qual è quello della prevenzione dei tumori al seno, al colon e all’apparato riproduttivo.
Un quadro agghiacciante che, passo dopo passo, sta portando alla crisi del settore anche a livello territoriale. E’ il caso dell’ospedale di Locri, dove prima è crollato un ascensore con alcune persone dentro (LEGGI) poi è stato lo stesso sindaco della città a lanciare l’allarme: «Qui si rischia di morire, se deve rimanere così è meglio chiuderlo» (LEGGI). A Reggio Calabria, invece, è stato scoperto un centro di alta specializzazione costato 40 milioni di euro e mai partito (LEGGI).
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