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ROMA – «Dopo più di cinque anni di calvario giudiziario, ma soprattutto dopo aver proclamato la mia estraneità ai fatti contestati, con dignità e senza clamore (sin dall’inizio di questa incredibile storia), vedo, seppur tardivamente, riconosciuta la mia innocenza, in un procedimento che nulla aveva di consistente, dal punto di vista investigativo o che potesse essermi addebitato penalmente». Lo afferma in una nota Vincenzo Speziali, imprenditore calabrese residente a Beirut, annunciando di essere stato assolto “perché il fatto non sussiste” dal Tribunale di Crotone nel processo relativo alla casa di cura “Villa Giose”.

“Mi chiedo adesso – aggiunge Speziali – chi potrà risarcirmi, moralmente e non solo, visto come poi si è sviluppata l’intera vicenda giudiziaria (a mio avviso, scandalosamente indecente), la quale è bene ricordare come sia stata l’origine di una serie di equivoci e di fraintendimenti, non solo sulla mia personale onestà, bensì sulla mia professionalità”. “Un’incredibile odissea moderna – aggiunge – dove non solo ( a mio modesto avviso) non sarei mai dovuto entrare, ma, se proprio così doveva essere, che almeno si fossero viste bene le carte e valutate, attentamente, condizioni, credibilità dei dichiaranti, testimoni da me indicati e mai ascoltati e soprattuto le prove, quelle vere e quelle da me portate innanzi all’attenzione dei pm”. “Per ben cinque volte tramite i miei legali, che ringrazio, ho chiesto di vedere definita la posizione, avendo avuto la sensazione che si potesse rischiare la prescrizione”, prosegue l’imprenditore, sottolineando: “Nessuno, a parte me, ha chiesto, insistentemente, la fissazione dell’udienza preliminare”.

“La mia è stata la sopportazione silenziosa di barbarie, e lo dico con la pena nel cuore, poiché la Procura di Crotone aveva anche richiesto misure estreme, che per ben due volte e i giudici hanno respinto”, racconta Speziali, che poi annuncia: “Si sappia fin da ora che i miei legali agiranno, su mio mandato, nei confronti di tutti i responsabili dei danni, da me avuti, sia in sede penale, sia in sede civile e per chi ve ne sarà possibilità, pure in sede disciplinare, presso l’ordine professionale di appartenenza”.

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