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REGGIO CALABRIA – I carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria hanno arrestato otto presunti affiliati alla cosca Franco di Reggio Calabria, ritenuti federati coi Tegano, accusati di associazione mafiosa, detenzione e spaccio droga, detenzione e cessione di esplosivo bellico “C-4” ed estorsione aggravata dalle modalità mafiose. Si tratta, per l’accusa, di coloro ai quali era stato “sottratto” l’esplosivo proveniente dalla nave Laura C affondata nella 2/a Guerra mondiale, ad opera di 10 persone arrestate nell’aprile scorso. 

L’operazione di oggi, denominata Tnt 2 e coordinata dalla Dda di Reggio Calabria che ha chiesto al gip l’emissione dei provvedimenti restrittivi, è infatti la prosecuzione di quella dello scorso anno.

Il relitto della Laura C, colata a picco con un carico di esplosivo davanti alle coste reggine, è stato nel tempo depredato anche da parte della ‘ndrangheta per potenziare i suoi arsenali. Numerosi, secondo i carabinieri, gli episodi e gli attentati in cui l’esplosivo è risultato impiegato, per la preparazione di ordigni rudimentali utilizzati dalla criminalità organizzata.

Nel Corso dell’operazione sono stati sequestrati beni per un valore di circa 10 milioni di euro. Il sequestro, disposto dalla Dda reggina, ha riguardato alcune imprese (quote sociali, annesso patrimonio aziendale e conti correnti), immobili, beni mobili, auto e mezzi d’opera, rapporti bancari e prodotti finanziari.

Nel corso delle indagini è emerso che la cosca aveva subito un furto di tritolo. A quel punto i presunti affiliati alla cosca Franco di Reggio Calabria, federata con i Tegano, misero in atto una serie di tentativi per riavere il C4 con minacce e percosse ai danni di coloro che l’avevano sottratto. Tentativo andato a vuoto perché, nel frattempo, l’esplosivo era stato sequestrato dai carabinieri. 

Tutto nasce dal sequestro, avvenuto nell’aprile del 2012, di oltre due chili di tritolo a casa di Domenico Demetrio Battaglia, 52 anni, arrestato nell’occasione insieme a Damiano Roberto Berlingieri (29), e ritenuti gli autori del furto. I due, detenuti, sono indagati in stato di libertà anche nella nuova operazione per altri reati.

Nel corso delle indagini, nell’aprile scorso, i carabinieri arrestarono dieci persone accusate di fare parte di una banda dedita a furti, rapine e spaccio e di avere usato l’esplosivo per attentati intimidatori a scopo estorsivo. Dalle indagini, però, secondo quanto riferito dai carabinieri, è emerso anche che l’esplosivo, originariamente,
era nella disponibilità della cosca Franco alla quale era stato sottratto. 

Ulteriori accertamenti hanno portato agli arresti di oggi, sette in carcere e uno ai domiciliari. Tra gli indagati figura, tra gli altri, Giuseppina Franco, figlia del boss storico della cosca, Michele, e il marito, Carmelo Consolato Murina, indicato come il reggente della consorteria e indagato in stato di libertà in quanto già detenuto per altri reati.

Arrestato anche un noto imprenditore reggino, Filippo Gironda, inserito nel circuito degli appalti pubblici del Comune di Reggio Calabria, nella cui villa, secondo l’accusa, sarebbero stati portati gli autori del furto di esplosivo per costringerli a restituire il tritolo. Tritolo dello stesso tipo di quello trovato nelle stive della nave “Laura C”affondata durante l’ultima guerra mondiale al largo di Saline Joniche.

 

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