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PETILIA POLICASTRO – «Da quattro anni, per lo smottamento del terreno e della strada antistante, stiamo vedendo crollare, la casa che abbiamo costruito in trenta anni con tutti i nostri risparmi e sacrifici. Sono anni che chiediamo aiuto per salvare almeno il salvabile, ma nonostante i continui appelli lanciati, finora nessuno è intervenuto per aiutarci».

Lo aveva dichiarato al Quotidiano a marzo 2014, quasi un anno fa, Luigi Lavorato, bidello precario di Petilia Policastro, attualmente in servizio temporaneo a Varese. Quella casa oggi è stata definitivamente distrutta. «Stiamo ancora pagando le rate delle tre finanziarie con cui abbiamo costruito e finito la nostra casa, in via Matteotti 92 nella frazione Foresta di Petilia Policastro, ma siamo costretti da due anni a vivere in una casa in affitto. Quindi non solo paghiamo la casa che non possiamo abitare, ma dobbiamo anche sostenere le spese di fitto, da due anni, con, praticamente, un solo reddito certo, quello di mia moglie, e con tre figli a carico». Sono molti le missive di sollecito finora fatte al comune di Petilia Policastro, sia all’attuale che alla precedente amministrazione, per porre rimedio ai danni provocati dallo smottamento in corso, così come i sopralluoghi dei vigili del fuoco (l’ultimo tre giorni fa), ma anche dei tecnici comunali e della protezione civile. A proposito di quest’ultima, in una relazione sulla questione aveva raccomandato «al sindaco del Comune di Petilia Policastro, nella duplice veste di autorità locale di Protezione civile e ufficiale di governo, di intraprendere ogni utile iniziativa ed assumere ogni necessario provvedimento a salvaguardia della pubblica e privata incolumità, incluso il costante e puntuale monitoraggio di tutte le aree in dissesto non escludendo il ricorso allo sgombero, eventualmente subordinato all’acuirsi del fenomeno di dissesto e in occasione di fenomeni metereologicamente intensi».

«In realtà – diceva allora il padrone di casa  – vista la pericolosità della situazione non ho atteso che mi sgombrassero, perchè i miei figli non posso farli abitare in condizioni di pericolo».

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