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CATANZARO – La ‘ndrangheta è diventata «una emergenza nazionale». L’allarme è del presidente della Corte d’appello di Catanzaro, Domenico Introcaso, ed è stato lanciato nel corso della cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario. Seguito subito dopo dalle parole del procuratore di Reggio Calabria, Federico Cafiero De Raho. 

Ma l’allarme ‘ndrangheta ha ormai valicato i confini regionali. Dall’Aquila è stato evidenziato il tentativo di infiltrazione delle cosche calabresi nei lavori di ricostruzione del terremoto, mentre in Lombardia, dove  a il presidente della Corte d’appello di Milano, Giovanni Canzio, ha detto che la presenza mafiosa al nord deve «essere ormai letta in termini non già di mera “infiltrazione”, quanto piuttosto di “interazione-occupazione”». Un lungo passaggio della relazione di Canzio è dedicato proprio ai processi contro la ‘ndrangheta in Lombardia, come quello “Infinito”, che si è concluso in Cassazione «con centinaia di condanne a secoli di carcere».

FENOMENO NAZIONALE – Tornando a Catanzaro, il presidente Introcaso ha aggiunto: «La ‘ndrangheta ha assunto le dimensioni di un fenomeno nazionale ed internazionale, acquisendo le peggiori connotazioni delle altre organizzazioni criminali». Per questo, secondo il presidente, occorre «considerare l’emergenza mafiosa del territorio come emergenza nazionale, alla quale fare fronte apprestando opportuni rimedi con il potenziamento del settore investigativo e giudiziario, cui non andrebbero lesinate le necessarie risorse economiche». 

Introcaso ha posto in evidenza anche la continua crescita dell’organizzazione criminale, «con una dotazione di armi micidiali», e con «lo scambio sempre più frequente tra armi e droga». Ma c’è anche uno sviluppo della stessa organizzazione: «Ci sono sempre più segnali di una tendenza alla centralizzazione delle famiglie ‘ndranghetistiche – ha detto il presidente della Corte d’appello – che da microcosmi a struttura familiare e localistico assumono i caratteri di cellule interdipendenti e collegate al vertice da strutture sovraordinate».

IL CONSENSO ELETTORALE – C’è, dunque, una espansione continua elle cosche calabresi, grazie anche, secondo il presidente della Corte d’appello di Catanzaro, alla «penetrazione nel nevralgico settore di formazione ed indirizzo del consenso elettorale, tale da sfociare – è scritto nella relazione – nella elezione di candidati di immediata derivazione mafiosa».Tesi condivisa anche da Cafiero De Raho, secondo il quale «la ‘ndrangheta, ormai, si è trasformata in collettore di voti, intercettando consenso elettorale, fornendo sostegno politico ad amministratori o partiti in cambio della gestione degli appalti. Oggi ha adottato la strategia della sommersione: non vuole apparire all’esterno come un fenomeno emergenziale, da combattere con urgenza, anche se i traffici illeciti dilagano e l’economia locale è sempre più inquinata e condizionata. Non si registrano, inoltre, conflitti, nemmeno interni alla stessa organizzazione criminale».

LA “CASA MADRE” A REGGIO – Cafiero De Raho, nel suo intervento, ha confermato la «struttura unitaria della ‘ndrangheta in cui mantengono importanza centrale le strutture-base, vale a dire i ‘localì e le relative famiglie che le compongono, ognuna delle quali rimane “padrona” a casa propria». De Raho ha rilevato come le «cosche della ‘ndrangheta di Reggio Calabria costituiscano la “casa madre” cui tutte le altre fanno riferimento, perché nella provincia di Reggio non solo viene espresso ‘il criminè, ma vi è il centro strategico e militare delle cosche che pure hanno altrove le loro proiezioni».

GLI SCENARI INTERNAZIONALI – Il Procuratore ha sottolineato anche la presenza sugli scenari internazionali della ‘ndrangheta, «la più attiva in questo senso – ha detto – con riferimento al traffico di cocaina, mantenendo propaggini operative in Oceania, America, Europa, Medio ed Estremo Oriente ed Africa». Cafiero De Raho ha fatto anche un riferimento «alla capacità di infiltrazione e condizionamento della ‘ndrangheta nella sfera politica ed istituzionale e di interferire sulle imprese e sul mercato, condizionando lo sviluppo locale. Ha una struttura economico-imprenditoriale fatta non solo di imprenditori collusi, ma anche di commercialisti, avvocati, professionisti, che la sostengono, l’agevolano, la consigliano, arricchendone così le casse ed assicurando un controllo capillare del territorio».

RISCHIO INTERCETTAZIONI – Il presidente della Corte d’appello di Reggio Calabria, Giovanni Battista Macrì, invece, ha puntato l’attenzione sulle indagini contro la criminalità organizzata: «Occorre evitare la restrizione delle intercettazioni che depotenzi la lotta alla criminalità. È necessario pervenire ad una ragionevole equilibrio nel soddisfacimento delle istanze, a volte contrapposte, di difesa della collettività dagli attacchi criminali, di garanzia della riservatezza e della dignità della persona indagata e dei soggetti estranei».

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