2 minuti per la lettura
COSENZA – «Il Dna estrapolato non è di Franco Sansone». Colpo di scena nel corso dell’udienza del processo per la morte di Roberta Lanzino. A sostenere la tesi della non compatibilità è l’avvocato Enzo Belvedere, difensore del pastore di Cerisano ritenuto principale imputato nell’omicidio. Il legale ha basato la sua affermazione su una perizia tecnica redatta da un consulente di parte. Toccherà ovviamente ai consulenti del tribunale e della Procura verificare quanto sostenuto dalla difesa.
La notizia arriva dopo quella dell’isolamento del Dna dell’assassino della Lanzino. Un risultato al quale sono arrivati i Ris di Messina che alla Corte di Assise di Cosenza hanno depositato una perizia di 63 pagine nella quale spiegano di essere riusciti a isolare il liquido seminale ritrovato nel terriccio del luogo dell’omicidio (LEGGI).
I carabinieri del Ris procederanno oggi stesso a repertare la saliva di Sansone per avviare la comparazione del Dna. Le operazioni saranno effettuate nella casa di Cerisano, dove l’uomo abita e dalla quale non si è potuto muovere per alcuni problemi di salute. Gli accertamenti prevedono anche di estrapolare il Dna dei parenti diretti di Luigi Carbone, l’uomo scomparso e che avrebbe partecipato al delitto insieme a Sansone. Gli esperti di Messina hanno espresso forti perplessità, nel corso dell’udienza, sui metodi seguiti nella prima parte delle indagini rispetto ai rilievi scientifici effettuati. L’ufficiale del Ris presente in aula ha definito «pessimi» i primi rilievi effettuati dopo il delitto per risalire ai possibili autori.
LEGGI LA SCOPERTA DELLA SCATOLA CON I REPERTI DISPERSI
Per l’omicidio della ragazza rendese, avvenuto nell’estate del 1988, sono sotto processo i tre pastori di Cerisano, Alfredo Sansone e i figli Franco e Remo. Franco è accusato di aver violentato e ucciso insieme allo scomparso Luigi Carbone la povera Roberta. I tre Sansone di aver poi fatto scomparire per sempre Carbone, scomodo testimone.
Nell’udienza di oggi sono chiamati a comparire i carabinieri del Ris, che relazioneranno su degli esami effettuati sul alcuni oggetti e indumenti, compreso il braccialetto indossato dalla vittima e ritrovato diversi anni dopo il delitto (LEGGI).
COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA