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CORIGLIANO CALABRO – È terminato verso la mezzanotte di ieri, nel porto di Corigliano, il viaggio della speranza per i migranti di origini siriana che per giorni sono rimasti in balia del mare a bordo della nave mercantile Ezedeen. Si tratta di circa 350 persone, tra le quali molti bambini e alcune donne in gravidanza. L’imponente macchina dei soccorsi allestita dalla sulla banchina numero 4 del molo di Schiavonea ha accolto i migranti, li ha rifocillati, ha preso in cura quelli dalle condizioni di salute più precari. 

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Il comandante di vascello, Francesco Perrotti, che è anche comandante della capitaneria di porto di Corigliano ha fatto sapere che a bordo della nave destinata al trasporto di animali e battente bandiere della Sierra Leone, non ci sarebbero persone con situazioni sanitarie particolari o gravi. Dopo i primi atti per l’identificazione eseguiti dalla polizia di stato, i migranti sono stati trasferiti nei centri di accoglienza per richiedenti asilo fuori regione. Come ha spiegato il prefetto di Cosenza, Gianfranco Tomao, nella regione non ci sono disponibilità nei centri di accoglienza attivi. 

MIGLIAIA DI DOLLARI – Secondo la ricostruzione fornita dal questore e dal prefetto di Cosenza, i migranti hanno pagato dai quattro mila agli ottomila dollari, facendo la prima parte del viaggio in aereo raggiungendo la Turchia. 

Resta però il giallo sugli scafisti. Prima di abbandonare i comandi e manomettere le strutture tecniche, hanno sempre tenuto il cappuccio per cui non sono riconoscibili da parte dei migranti. Per questo, le forze dell’ordine ritengono che i responsabili del viaggio si siano mischiati tra gli immigrati. 

I SOCCORSI – La macchina dei soccorsi, comunque, ha funzionato alla perfezione, dunque, come ha sottolineato lo stesso questore: «Per essere stata la prima volta a Corigliano abbiamo raggiunto un risultato eccellente con un livello di accoglienza notevole perché siamo riusciti ad unificare i nuclei familiari e, allo stesso tempo, a farli stare bene e sostenerli». 

Anche il prefetto Tomao ha ringraziato tutte le componenti del sistema di sicurezza e soccorso: «La macchina organizzativa è stata strutturata in maniera da rendere il più possibile veloce lo sbarco. Gli otto minori risultati essere non accompagnati sono stati affidati all’Amministrazione comunale di Corigliano Calabro che provvederà ad inserirli in centri di accoglienza per minori». Il prefetto ha, inoltre, evidenziato che tutte le strutture della Calabria sono sature, per questo è stato necessario trasferire i migranti in altre regioni italiane.

LA RICOSTRUZIONE – La Ezadeen – lo ricordiamo – era stata abbandonata dall’equipaggio in alto mare. L’allarme era scattato nel pomeriggio del primo gennaio scorso, quando la motonave si trovava in quelle che vengono definite acque «Sar» (ricerca e soccorso) italiane, a circa 80 miglia da Crotone. In zona sono state inviate le motovedette della Guardia costiera e la nave islandese Tyr della missione Frontex, l’Agenzia europea per la gestione della cooperazione internazionale alle frontiere esterne degli Stati membri dell’Unione europea. L’elicottero HH-139 dell’84° Centro ricerca e soccorso (Search and Rescue), di Gioia del Colle – lo stesso intervenuto nei soccorsi al traghetto Norman Atlantic e due giorni fa alla nave cargo Blue Sky M – ha calato sulla motonave in difficoltà sei uomini della capitaneria di porto (tre di Brindisi e tre di Taranto), con il compito di assumere il controllo e mettere in sicurezza la nave. 

Le operazioni di soccorso e messa in salvo della Ezadeen – coordinate a terra dalla capitaneria di porto, la Croce Rossa e la protezione civile nazionale – sono state rallentate per via difficili condizioni del mare. All’arrivo si sono presentati anche problemi di carattere tecnico che hanno provocato ritardi per l’attracco nel porto di Corigliano. Sulla banchina, oltre i vertici della guardia di finanza, dei carabinieri e della polizia, c’erano anche il presidente della Provincia di Cosenza, Mario Occhiuto, e il sindaco di Corigliano. «Va bene la solidarietà; siamo stati pronti e disponibili e felici di metterci a disposizione, ma chiediamo al governo nazionale di impedire altri sbarchi del genere che rischierebbero di compromettere la destinazione e la vocazione di questo porto, che è esclusivamente commerciale e turistico. Non vogliamo che faccia la fine di quello di Crotone». 

LA SCELTA DI CORIGLIANO – Il riferimento è al fatto che l’operatività del porto di Crotone è oggi condizionata da centinaia di carrette del mare che sono rimaste lì ormeggiate dal giorno dello sbarco dei migranti che vi viaggiavano a bordo. E, in effetti, sebbene la scelta più logica per lo sbarco di ieri sarebbe stata Crotone, per la sua dimensione, la sua organizzazione, e la sua vicinanza, l’autorità portuale di Gioia Tauro che gestiste gli scali calabresi, ha dovuto optare per Corigliano, che non era mai stato interessato da sbarchi così massicci. E, perciò, potrebbe trattarsi della prima volta di una lunga serie di eventi. 

«È il terzo caso che registriamo in queste ultime settimane di nave abbandonata al suo destino con centinaia di persone a bordo» ha spiegato nelle scorse ore l’ammiraglio Giovanni Pettorino, comandante dei reparti operativi della guardia costiera, ha fatto emergere questo nuovo modus operandi nelle strategie delle organizzazioni che sfruttano il traffico di migranti. 

«Si tratta – ha detto Pettorino – di mercantili al termine della loro vita operativa, carrette del mare acquistate a 100-150mila dollari e poi riempite di centinaia di migranti, in prevalenza di nazionalità siriana, che arrivano a pagare ciascuno anche 6mila dollari per la traversata dalle coste turche alla volta dell’Europa». I trafficanti arrivano così a guadagnare fino a 5 milioni di dollari per ogni viaggio: 1.000 e 2.000 dollari per migrante.

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