2 minuti per la lettura
COSENZA – Quasi tre anni. Tanto è passato dalla scomparsa di Luca Bruni. Il suo corpo non era stato mai ritrovato, fino ad oggi, quando i carabinieri hanno rinvenuto i resti del figlio del boss “Bella Bella”.
La scoperta è stata fatta dai carabinieri del Nucleo Operativo di Cosenza, nei pressi di un casolare ad Orto Matera di Castrolibero, dove è emerso lo scheletro di un uomo. Al ritrovamento si è giunti tramite le dichiarazioni di un nuovo collaboratore di giustizia, che è stato sentito, nei giorni scorsi, dai militari e dalla Dda di Catanzaro. Si tratta di Adolfo Foggetti, 29 anni, fermato il 25 novembre scorso insieme a Maurizio Rango, 38 anni (LEGGI IL FERMO DEI DUE). Entrambi sono ritenuti elementi di spicco del clan della ‘ndrangheta degli “zingari” e responsabili della scomparsa di Luca Bruni, avvenuta il 3 gennaio del 2012.
Il corpo di Bruni, esponente dell’omonimo clan del cosentino, non fu mai ritrovato. Si suppone che i resti rinvenuti siano proprio di Bruni. Luca Bruni, al momento della sua sparizione, era stato da poco scarcerato ed aveva assunto un ruolo di vertice nel proprio gruppo criminale, dopo la morte di suo fratello Michele, tentando una riorganizzazione ed espansione della cosca.
La decisione di espandersi era però in contrasto con gli accordi stabiliti da un “patto” tra la cosca degli “italiani”, capeggiata da Ettore Lanzino, e quella degli “zingari”, con a capo Franco Bruzzese. Bruni aveva anche risentimento nei confronti della cosca capeggiata da Lanzino, che era ritenuta responsabile della morte di suo padre Francesco, conosciuto come “bella bella”. Si suppone che Luca Bruni decise di partecipare ad un incontro al quale pensava sarebbero intervenuti i vertici delle cosche cosentine, Ettore Lanzino e Franco Presta, ora in carcere ma che all’epoca dei fatti erano latitanti. Ma in realtà si sarebbe trattato solo di una trappola ideata per ucciderlo.
COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA