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REGGIO CALABRIA – Riprenderà il 18 dicembre il processo in abbreviato che vede imputati Chiara Rizzo, Martino Politi e Roberta Sacco, scaturito dall’operazione Breakfast della Dia di Reggio Calabria condotta nel maggio scorso e che ha visto coinvolto anche l’ex ministro degli Interni Claudio Scajola.
L’indagine nasce dai presunti tentativi di favorire la latitanza dell’ex deputato di Forza Italia Amedeo Matacena, latitante a Dubai dopo la condanna definitiva a 5 anni, recentemente ridotta a 3 anni dalla Cassazione, per concorso esterno in associazione mafiosa.
Al termine dell’udienza celebrata stamani, il gup Adriana Trapani ha deciso il rinvio di una settimana, riservandosi di decidere sulla richiesta del pm Giuseppe Lombardo, il quale ha presentato una nuova informativa e ha chiesto nuovamente di aggiungere al capo d’imputazione anche l’aggravante dell’art. 7, ovvero l’avere agito con modalità mafiose o per agevolare la mafia. Stamani Chiara Rizzo, alla quale circa un mese fa sono stati revocati gli arresti domiciliari (LEGGI), non è venuta a Reggio Calabria per assistere all’udienza.
FOTO: CHIARA RIZZO, DALLE COPERTINE ALLE MANETTE
L’avvocato della donna, Bonaventura Candido, ha evidenziato che «le nuove contestazioni oggi effettuate dall’ufficio di procura non sono state ammesse dal Gip».
«Su nostra richiesta – aggiunge – la dottoressa Trapani ha concesso alla difesa un termine per interloquire sull’ammissibilità della nuove contestazioni e su questo tema
il giudice dovrà prendere una decisione tra sette giorni. Nel merito riteniamo tali contestazioni, oltre che infondate, del tutto inammissibili ed in contrasto con i limiti che derivano dal provvedimento di estradizione della nostra cliente che non lascia spazio alcuno a fatti nuovi di epoca anteriore all’estradizione stessa. Inoltre, relativamente all’aggravante ex art. 7, abbiamo l’impressione che si voglia far rientrare dalla finestra ciò che nel procedimento a carico di Chiara Rizzo è già uscito della porta principale. L’ufficio di procura aveva infatti già contestato la detta aggravante».
«A fronte – prosegue l’avv. Candido – delle fondate e trancianti censure del gip (Tarzia) la Procura aveva rinunziato a detta contestazione e ciò ha consentito di chiedere il
giudizio immediato che, altrimenti, non avrebbe potuto avere corso. Oggi la Procura ripropone le stesse contestazioni ma a nostro giudizio ciò non è tecnicamente possibile. Queste ed altre saranno le eccezioni che sosterremo con vigore alla prossima udienza del 18/12 perché convinti della irritualità ed infondatezza delle richieste oggi avanzate».
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