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PERUGIA – Anche in Umbria si erano allungati i tentacoli della ‘ndrangheta. I carabinieri del Ros hanno eseguito, nella provincia di Perugia e in altre località del territorio nazionale 61 misure cautelari, di queste ben 7 sono nel crotonese (6 a Cirò Marina e 1 a Crotone), emesse su richiesta della procura distrettuale antimafia di Perugia nell’ambito dell’operazione “Quarto passo”, contro presunti appartenenti associazione mafiosa legata ai Farao – Marincola di Cirò e radicata nel territorio umbro: l’accusa per le persone coinvolte è di associazione di tipo mafioso, estorsione, usura, danneggiamento, bancarotta fraudolenta, truffa, trasferimento fraudolento di valori, con l’aggravante delle finalità mafiose, nonchè per associazione finalizzata al traffico di stupefacenti e sfruttamento della prostituzione. 

Le persone arrestate in Calabria sono Francesco Manfredi (nato nel 1975), Nicodemo Blefari (1969), Francesco Pellegrino (1962), Antonio Pellegrino (1989), Francesco Manica (1971), Saverio Scilanga (1984), Cataldo Iuele (1982).

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Secondo i militari del Ros le cosche si erano radicate in Umbria con diffuse infiltrazioni nel tessuto economico locale e saldi collegamenti con le cosche calabresi di origine. Documentate le modalità tipicamente mafiose di acquisizione e condizionamento di attività imprenditoriali, in particolare nel settore edile, anche mediante incendi ed intimidazioni con finalità estorsive. 

Amaro il commento su Twitter di Roberto Saviano: “’Ndrangheta in Umbria ma per la politica parlare di mafie vuol dire diffamare il Paese e pur di non diffamare si lascia che l’Italia affondi”. 

Scrive il gip di Perugia Alberto Avenoso nell’ordinanza di custodia cautelare: “I sodali (dell’organizzazione mafiosa sgominata dal Ros di Perugia, ndr) provengono in massima parte dalla regione Calabria ed in particolare dai Comuni di Cirò e Cirò Marina, si sono insediati da tempo nella regione dell’Umbria ed hanno dimostrato ampia capacità di intimidazione scaturente dalla consapevolezza, ormai diffusasi nel territorio, della pervasività di un potere spregiudicato e violento”. 

E’ stato eseguito anche un provvedimento di sequestro di beni mobili ed immobili, riconducibili agli indagati e ritenuti provento delle attività delittuose, del valore di oltre 30 milioni di euro.

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