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«MAGISTRATO le cui qualità personali e professionali sono a tutti note e al quale formulo vive felicitazioni e fervidi auguri di buon lavoro». L’arrivo di Giuseppe Pignatone a Roma era stato battezzato così dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. E il nuovo vertice della sede giudiziaria di piazzale Clodio ha rispettato tutte le attese. Anzi, per alcuni, è andato anche oltre.
Poche parole, dosate e al tempo giusto. Rigore ma nello stesso tempo rispetto della dignità di ciascun essere umano. Pignatone, l’uomo della Legge, è stato “scoperto” anche dalla città eterna, dalla nuova (?) mafia capitale. Sono bastati due anni di lavoro per far sfociare in una inchiesta giudiziaria il connubio tra ex terroristi, criminali e il mondo della politica. Il “mondo di mezzo” che frequenta i salotti bene e i locali all’ultimo grido. Quei salotti da cui si è sempre tenuto ben lontano Pignatone.
ECCO LA SQUADRA CHE AFFIANCA PIGNATONE
Da Palermo a Reggio Calabria. E ora anche nella “pericolosa” Capitale mantiene dura la sua linea: mai cadere nella trappola delle tentazioni e delle provocazioni. In riva allo Stretto era stato accolto con grande entusiasmo nel 2008. Poi è arrivato il periodo del fango, delle intimidazioni, della strategia della tensione e della confusione. Nel mirino lui e i suoi uomini fidati: a partire dal procuratore aggiunto Michele Prestipino Giarritta, uno dei magistrati di spessore che ha condiviso un lungo percorso con il procuratore di Roma.
Con il trascorrere dei mesi Pignatone era diventato un personaggio scomodo per tanti, per troppi. Non andava mai oltre il dovuto e stringeva mani con prudenza. In tutti i modi hanno cercato di offuscare la sua immagine di uomo dello Stato e delle Leggi. La macchina per screditarlo si era messo in moto in ogni ambito: dalla politica alla stampa, dalla criminalità organizzata e pezzi dello Stato. Ha tirato avanti per la sua strada confidando anche in un tempo che è sempre galantuomo. Lo è stato. E’ quasi superfluo oggi ricordare cosa ha rappresentato Pignatone per Reggio Calabria. Parlano i fatti, le inchieste che hanno assicurato alla giustizia non soltanto gli uomini di ‘ndrangheta, ma tanti esponenti di quella borghesia mafiosa che per anni ha tenuto in ostaggio la città dello Stretto, e la tiene, purtroppo, tuttora. Un uomo solo, con tutto il supporto di una squadra di alto spessore, non può mutare un intero territorio senza un cambiamento radicale di un modo di pensare e agire. Pignatone ha fatto la sua parte sino in fondo. La gente, quella realmente perbene, ha “sposato” la sua azione di uomo fedele allo Stato. Oggi più di uno gli dovrebbe delle scuse. Ma difficilmente avverrà. A Roma si ripeterà un copione già visto, in tutti i sensi.
Dopo due anni di apprezzamenti pubblici per lui è giunta l’ora della resa dei conti. Un terremoto senza precedenti ha travolto la Capitale nei gironi scorsi. E soltanto il primo capitolo. Gli intoccabili sono stati toccati. C’è da giurarci che da questo momento le cose cambieranno. Tutto cambia quando tocchi chi ha alimentato con pensieri, opere e omissioni, le mafie. Le nebbie si stanno finalmente diradando su piazzale Clodio. E qualcuno tenterà di riportarle con ogni mezzo, come avvenne a Reggio Calabria. Sarà un tentativo con scarse probabilità di riuscita. «Passeggere: “Non vi piacerebb’egli che l’anno nuovo fosse come qualcuno di questi anni ultimi?”». «Venditore: “Signor no, non mi piacerebbe”». Lui che adora quel “Dialogo di un venditore d’almanacchi e di un passeggere” delle Operette morali di Giacomo Leopardi, probabilmente avrebbe risposto di sì al “passeggere”.
La Mafia Capitale è avvertita. Alla prossima puntata. «È giunta mezzanotte si spengono i rumori si spegne anche l’insegna di quell’ultimo caffè le strade son deserte deserte e silenziose un ultima carrozza cigolando se ne va il fiume scorre lento frusciando sotto i ponti la luna splende in cielo dorme tutta la città..lalalala». L’uomo in frack di Domenico Modugno, che Pignatone tanto adora, risuona nelle case dei cittadini. L’Italia onesta e perbene ringrazia.
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