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COSENZA – In questi giorni la provincia di Cosenza è sommersa da un mare di frutta. Per lo più prugne, banane, mele e kiwi. Alcuni Comuni, soprattutto del tirreno cosentino, sono stati letteralmente invasi al punto che i sindaci, finita la distribuzione alle famiglie più indigenti, non sanno più come smaltirla. I venditori locali di ortofrutta però si sono ribellati ed hanno investito della questione la Confcommercio. Ieri pomeriggio si sono presentati in massa presso l’associazione per denunciare questi episodi. Da quanto abbiamo appreso pare che questa frutta provenga da alcuni distributori umbri che esportavano in Russia. Il problema è sorto dopo le sanzioni che sono state imposte a Putin per la vicenda Ucraina.
Gli esportatori hanno deciso allora di contattare alcune associazioni benefiche per regalare la frutta ai più bisognosi. Le associazioni hanno accettato di buon grado, mai pensando che sarebbero piombate addosso tonnellate e tonnellate di roba. Basti pensare che solo a Cetraro, diecimila abitanti scarsi, sono arrivati cinque tir di frutta.
L’inghippo, se così vogliamo chiamarlo, potrebbe risiedere nel regolamento europeo secondo il quale la frutta che non si è potuta esportare dovrebbe essere distribuita ad enti benefici, caritatevoli o scuole. In particolare, si è previsto la predisposizione di aiuti finanziari alle imprese che hanno subito il ritiro della merce nel caso in cui venga distribuita gratuitamente presso gli enti succitati. Nella realtà dei fatti, non è così, la frutta viene distribuita gratuitamente ed indistintamente a tutta la popolazione, perché i quantitativi di frutta inviati da fuori regione sono veramente elevati e sproporzionati rispetto alle dimensioni dei comuni.
Qualche sindaco ha pensato bene di far depositare le casse in piazza, di modo che ognuno potesse provvedere da sè. In alcuni casi le forze dell’ordine hanno dovuto scortare i tir. Insomma il caos totale anche perchè la merce in questione non è facilmente tracciabile, non è facile identificare l’origine e in alcuni casi manca l’etichettatura. Confcommercio, vista la rabbia dei commercianti, ha inviato una dettagliata denuncia al Prefetto..
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