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VIBO VALENTIA – A Mario Monti, ex presidente del Consiglio, staranno sicuramente fischiando, e non poco, le orecchie. “Colpa” del suo decreto, il 121 del 6 dicembre del 2012, attraverso il quale si fissava un limite temporale di dieci anni (dal 2002 al 2012) per il cambio delle lire in euro. In base a esso Raffaele Morelli, 40enne impiegato in un paesino vicino a Pescara con parenti calabresi non potrà godersi l’eredità lasciata da una sua facoltosa zia, imprenditrice edile catanzarese, scomparsa pochi giorni addietro. E le cifre sono a quasi a otto zeri: 850 milioni, per dirla alla Bonolis, del vecchio conio. Il problema? Non potrà cambiarle. Raffaele Morelli, nel testamento della parente, nubile e senza figli, unico destinatario dei beni, ha potuto sì beneficiare di terreni e di una splendida villa a Vibo Valentia, ma per il momento, non dei soldi contenuti in una cassetta di sicurezza presso la banca Unicredit, sempre a Vibo.
La vicenda, non nuova alle cronache, pone nuovamente una questione, quella appunto del cambio con la moneta attuale, che in altri Paesi dell’Unione europea non esiste. Ma andiamo per ordine. L’impiegato è venuto a conoscenza dell’esistenza della cassetta di sicurezza pochi giorni fa quando è giunto a Vibo insieme alla moglie. All’aperura del contenitore la coppia ha preso possesso di diversi titoli di Stato nonché degli 850 milioni in banconote da 500mila lire. Comprensibile lo stupore e la felicità dei due beneficiari che, però, ha subito lasciato spazio all’amarezza. Questo in quanto Bankitalia ha riferito loro che il cambio in euro non era più possibile.
Se è vero infatti che è stato stabilito un termine decennale per il cambio delle lire in euro è altrettanto vero – come sostiene ampiamente la Giurisprudenza – che qualsiasi termine di prescrizione o decadenza decorre da quando il soggetto è posto in grado di far valere il proprio diritto, quindi nei casi in esame i dieci anni per il cambio lire/euro decorrono dal giorno del ritrovamento delle somme in lire.
Intanto qualche settimana fa il Giudice Guido Vannicelli, del Tribunale di Milano, in un caso praticamente identico ha sollevato l’illegittimità costituzionale del decreto Monti che aveva sancito l’immediata decadenza del cambio della lira in euro. Raffaele Morelli, a questo punto, si è rivolto all’associazione AgItalia che sta seguendo legalmente l’impiegato e non lesina forti critiche a quello che definisce, riprendendo le parole riportate in sentenza dal magistrato, «esproprio forzoso del Governo Monti contro i cittadini che sembra destinato però a finire. Da parte sua, il protagonista, suo malgrado, di questa vicenda, contattato telefonicamente, non si rassegna: «È chiaro che questi sono soldi che mia zia si è guadagnata onestamente nel corso una vita di sacrifici e non vedo il motivo per il quale debba tenerseli lo Stato con una normativa che non ha eguali in Europa». Al cambio attuale sarebbero 438mila euro. Una somma, comunque, enorme. Una che cambia la vita e può farla cambiare ad altri. Ed è questo lo spirito dell’impiegato abruzzese: «Certamente devolveremo una quota in beneficenza per aiutare chi è più bisognoso».
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