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E’ stato uno dei delitti che hanno scosso la città di Cosenza: una sparatoria in pieno giorno in una strada trafficata della città. Ora la Corte d’assise d’appello di Catanzaro ha confermato la sentenza emessa il 25 febbraio del 2013 con la quale il giudice distrettuale dell’udienza preliminare del capoluogo calabrese condannò a 30 anni di reclusione Domenico Cicero, 57 anni, di Cosenza, ritenuto colpevole dell’omicidio di Carmine Pezzulli trucidato il 22 luglio del 2002, mentre era alla guida della sua Fiat Panda.
I giudici (presidente Palma Talerico, consigliere Marco Petrini) hanno respinto il ricorso presentato dalla difesa di Cicero, ed accolto piuttosto la richiesta della Procura generale di Catanzaro confermando la prima sentenza, che giunse a conclusione del rito abbreviato chiesto dallo stesso Cicero e dal coimputato Francesco Chirillo, che invece fu assolto. Secondo quanto emerso dalle indagini coordinate dal pm Pierpaolo Bruni, della Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro, Cicero, ritenuto il boss dell’omonimo clan di ‘ndrangheta, sarebbe stato il mandante dell’omicidio di Pezzulli che avrebbe svolto le funzioni di contabile per la cosca.
Il ragioniere, sempre secondo la ricostruzione degli inquirenti, avrebbe sottratto al clan 800 milioni di vecchie lire con cui, secondo le testimonianze di un pentito, avrebbe poi acquistato un terreno ed un automobile. Uno sgarro poi scoperto e che la vittima ha poi pagato con la morte.
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